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Elly, un altro sgambetto. Convoca la direzione, ma la minoranza Pd non va
Oggi 20-09-25, 09:51
Nessuno che l'abbia vista arrivare. Di nuovo. Dopo sette mesi di mancate convocazioni, Elly Schlein ha spiazzato tutti. Zitta zitta la segretaria del Pd si è inventata il trappolone per chiudere la bocca alla sua minoranza. Con uno scatto felino, l'imprevedibile ha deciso di riunire la direzione proprio martedì: ovvero a cinque giorni dal voto regionale nelle Marche, considerato fondamentale dal Nazareno. Una data scelta «sapientemente», l'obiettivo è duplice: eludere un'eventuale analisi della sconfitta anticipando la riunione e al tempo stesso impedire alla minoranza interna un confronto reale. «Non possiamo dividerci alla vigilia di un voto così importante, sarà quindi un consesso elettorale», si affrettano a ripetere i colonnelli più vicini alla leader. Come dire nessuno si permetta di dissentire, le urne ci ascoltano (ed anche Giuseppe Conte). Naturalmente passata la domenica elettorale, sarà difficile, se non impossibile, riconvocare il parlamentino dem. Anche perché, il fine settimana successivo, toccherà alla Calabria, altra potenziale debacle. Allora, si cambia copione: «Zitti e mosca», lo slogan che potrebbe presto affiancare il più rassicurante «testardamente unitari». Il colpo di teatro di Elly stavolta funziona a metà: un gruppetto di riformisti annuncia il boicottaggio, non parteciperanno alla seduta. I più decisi sono la vicepresidente del Parlamento Europeo, Pina Picierno, l'ex ministro della difesa Lorenzo Guerini, il senatore Filippo Sensi, altri ci devono pensare, non è escluso che il gruppo dei renitenti cresca. Non l'unico fronte che agita i riformisti, divisi al loro interno: oggi è prevista la resa dei conti, che potrebbe essere definitiva con Stefano Bonaccini. L'ex Governatore della Regione Emilia Romagna è accusato di «sindrome di Stoccolma»: in pratica va d'amore e d'accordo con chi lo sconfisse alle primarie. Doveva organizzare la corrente di minoranza, si è accontentato di fare da sparring partner all'inquilina del Nazareno. Un equivoco mai del tutto risolto, fatto sta che alla sua «call» di oggi le assenze sono significative: da Lorenzo Guerini a Filippo Sensi, da Lia Quartapelle a Marianna Madia, passando per Giorgio Gori e Pina Picierno. Un problema che comunque ricade completamente su Elly Schlein: la segretaria sa che la minoranza resta un impiccio per il rapporto con il M5S, anche dal punto di vista parlamentare (i riformisti votano spesso contro le risoluzioni dei pentastellati). Ed un'arma in mano al quasi amico di Via di Campo Marzio: l'ex Presidente del Consiglio in molti casi ha usato la turbolenza del Pd, per denunciarne la sua ambiguità. Un messaggio promozionale: la copia originale sono io, diffidate delle imitazioni. Questo spiega anche la cautela di Elly Schlein: rinvia da tempo la resa dei conti che aveva preannunciato, non farà il congresso anticipato nel 2026, come pure i suoi avevano ventilato. Insomma tra l'incudine ed il martello, l'impossibile equilibrio della segretaria. Una difficoltà che emerge anche nel voto regionale, dove ancora una volta non è riuscita a piazzare un candidato fedelissimo. Una preoccupazione su tutte: schierare il campo largo, garantendo la trazione proprio agli ex grillini. E dire che sarà proprio Giuseppe Conte a tentare il tranello finale, per garantirsi la leadership della coalizione. Insomma Dio mi guardi dagli amici, che ai «nemici» (la minoranza) ci penso io.
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