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Famiglia nel bosco, Nordio: "L'allontanamento dalla famiglia misura estrema può far danni"
Oggi 27-11-25, 15:07
"L'allontanamento di un minore è una misura estrema alla quale ricorrere dopo aver valutato attentamente le ripercussioni che un simile provvedimento può produrre sul benessere psicofisico del minore e sempre avendo come faro il superiore interesse sancito dalla Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza". Così si è espresso Carlo Nordio, Ministro della giustizia, nel corso di una question time alla Camera dei deputati a proposito del caso della famiglia nel bosco. L'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza Marina Terragni si riconosce integralmente nelle parole del Guardasigilli, con il quale ha aperto da tempo un'interlocuzione - così come con il Ministero degli Interni - sul tema dei prelevamenti forzosi dei minori" "Il caso della famiglia di Palmoli ha avuto il merito di accendere i riflettori su un tema da sempre alla nostra attenzione - afferma Marina Terragni - Non conosciamo il numero dei bambini ospitati nelle strutture, né esiste un censimento di esse. Neppure è noto il numero dei minori prelevati ogni anno: gli ultimi numeri disponibili, del 2019, parlano di 8 mila prelievi annui. Né si conosce il tempo medio di permanenza nelle strutture e il bilancio di queste esperienze". "Il ddl Affido Roccella-Nordio, già approvato alla Camera e attualmente al vaglio in Commissione Giustizia al Senato - prosegue Terragni - si propone finalmente di colmare queste lacune introducendo registri nazionali e istituendo un Osservatorio sugli istituti di assistenza, comunità e famiglie affidatarie. Esso rafforza, in tal modo, il principio del superiore interesse del minore e il suo diritto a crescere in un contesto familiare, in conformità con la Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza". Ribaditi alcuni principi da considerare inderogabili: "Il prelevamento dei minori deve costituire una misura del tutto eccezionale e temporanea, applicabile unicamente quando l'incolumità del minore sia a rischio comprovato. Infliggere il trauma del collocamento in casa-famiglia, provvedimento che si configura come inflizione di una pena a un innocente, è giustificabile solo in casi estremi, quando la vita del bambino corra un pericolo effettivo e imminente. Unicamente in questi casi, inoltre, i tribunali dovrebbero disporre l'intervento delle forze dell'ordine - e solo in ausilio ai servizi sociali - per trasferire il minore in una casa-famiglia, ma la sua eventuale resistenza non può essere oggetto di coazione". "Al riguardo - ricorda Terragni - una sentenza della II sezione penale del Tribunale di Lecce del 23 febbraio 2023 afferma che se il minore non intende ottemperare e si oppone, nessun organo delegato all'esecuzione può porre coazione fisica nei confronti dello stesso. Vi è poi la sentenza della Cassazione civile, sezione I, del 24 marzo 2022, n. 9691, in cui si afferma che 'l'uso di una certa forza fisica diretta a sottrarre il minore dal luogo dove risiede con la madre, per collocarlo in una casa-famiglia, non appare misura conforme ai principi dello Stato di diritto e si ribadisce l'imprescindibilità dell'ascolto del minore". Una recentissima ordinanza della Cassazione Civile, la numero 30767, ribadisce l'inaggirabilità dell'ascolto. E ancora: il concetto di alienazione parentale, Pas o suoi succedanei (genitore malevolo, ostativo, simbiotico), non è utilizzabile nei procedimenti giudiziari che riguardino l'affidamento del minore, come ribadito dal Consiglio d'Europa, dal Parlamento Europeo, dalle Nazioni Unite, dallo stesso Libro bianco contro la violenza prodotto dal ministero per la Famiglia e le pari opportunità. "Le primissime misure da considerare in caso di problematiche che investano i minori - conclude Marina Terragni - restano la prevenzione e il sostegno alle famiglie fragili, evenienza purtroppo sempre più frequente, a patto che non vi sia violenza. L'Autorità garante ha già richiesto al ministero dell'Università un irrobustimento del ciclo di formazione riservato agli assistenti sociali e continuerà nell'impegno formativo, già espletato per le forze dell'ordine, allargando i corsi agli avvocati specializzati in famiglia e ai curatori speciali".
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