s

Feltri: Gualtieri sindaco dell'eterna emergenza, dai topi alle blatte volanti
Oggi 21-06-25, 13:52
Le blatte mi danno i brividi. Più di qualunque insetto strisciante sulla faccia della terra. Ogni volta che ne vedo una a passeggio sul pavimento, un sudore freddo mi permea la fronte, il cuore batte all'impazzata e le gambe mi tremano. Fingo nonchalance ma vorrei sprofondare sotto una coltre di dimenticanza in attesa di una mano di dio o di un piede salvifico che elimini l'intruso. Sono arrivato al punto di detestare trasferte in luoghi agresti per paura di fatali incontri. E se mi invitano in una località amena e selvaggia, la prima domanda che pongo è «ci sono insetti?». Li percepisco accanto a me prima di chiunque altro e anche se si nascondono nei pertugi delle stanze, o nelle fessure dei pavimenti, li scovo meglio e prima di un entomologo scafato. Non vi sorprenderete dunque se alla notizia di blatte volanti americane nella vostra meravigliosa città mi sono prima rivoltato sulla sedia e poi ho lanciato una bestemmia. Ma come si fa. Lo chiedo al sindaco Gualtieri così affabile e pacioso nel suo sorriso ecumenico. Vedo immagini di terrazze tempestate di macchioline nere in movimento. Pavimenti di parchi per bambini che trasudano polvere ed esserini estranei. E cittadini che guardano il cielo basiti, non temendo il rovescio primaverile ma una pioggia funesta e agghiacciante di scarafaggi. A villa Carpegna dimoravano i clochard: se ne stavano adagiati e sereni nei giardini meravigliosi della dimora seicentesca godendosi finalmente il tepore dell'estate. Pare che le blatte prima si siano insinuate nei loro pantaloni poi li abbiamo dato lo sfratto tra pruriti odiosi e sguardi disgustati. Sono diventate presenze assidue anche dei quartieri Monte Mario e Tor Pignattara ma si segnalano avvistamenti ovunque e i social sono pieni dei rimbrotti livorosi dei romani. L'assessore rassicura che non c'è emergenza. Non mi stupisce. La politica per definizione non vede o minimizza, e quasi mai risolve qualcosa. Faranno disinfestazioni ordinarie ma non si pensi chissà cosa dal momento che la ritengono un'allerta solo «percepita» e non realistica. Che sia una piaga d'Egitto in attesa della benedizione salvifica dell'anno giubilare? Non credo proprio. Forse è uno scherzetto della città eterna per punire la marea di pellegrini che ogni anno la conquistano e la mettono a soqquadro. Fossi al posto del sindaco comincerei a tremare e a invocare la benedizione del pontefice di Chicago. Ma domando: possibile che capitino tutte a Gualtieri e alla sinistra? A Milano grazie alla politica degli sfalci ridotti del salottiero Sala si è arrivati alla foresta urbana. Parchi trasformati in riserve indiane dove i bimbi si sentono intrusi mentre zanzare, sorci e specie aliene sono diventati padroni del verde. Ma Roma va oltre: è un'invasione vera e propria, sollecitata dalla sinistra distratta, ecologista e inconsistente. Da che sindaci di quella parte politica - forse anche una 5stelle - si susseguono alla guida di Roma Capitale la natura ha infatti preso il sopravvento. Topi, piccioni, gabbiani, cinghiali, scoiattoli. Non mi dispiace l'idea di un'arca di Noè caput mundi (gli animali li adoro tutti, a parte i succitati insetti) ma constato l'evoluzione. L'altro giorno hanno visto un cinghiale solitario grufolare a ridosso di un palazzone di via del Poggio Verde. Ad aprile una famiglia di ungolati si è parcheggiata a un centinaio di metri dal centro commerciale. E nel frattempo una scrofa con figliolanza passeggiava in fila indiana nello spazio adiacente la ciclabile di lungotevere della Vittoria. Una meraviglia. Dei gabbiani non ne parliamo. Hanno lasciato la brezza costiera per passeggiare tranquilli sul tetto della cappella Sistina. Pare che il Tevere sia il loro canale di ingresso alle brezze capitoline. Sul mare si cibavano di pesciolini. A Roma trovano l'abbacchio e la grattachecca aromatizzata, e alloggiano sui balconi come passerotti di primavera. Si trovano talmente a loro agio che hanno preso ad accoppiarsi in trasferta. Innamorati e languidi si fanno le fusa sui tetti di Roma. Non si era mai visto. I piccioni invece sono diventati il divertimento di inquilini pazzi. Anzi lo strumento di vendette efferate. Il vicino ti fa incazzare e tu gli inondi il balcone di briciole e piccioni. Sui topi, transeat. Ce n'era uno che frequentava casa mia nelle notti tempestose della bergamasca e mi ero affezionato. Mi attendeva sulla poltrona della sala da pranzo e si cibava dei piccoli avanzi che gli lasciavo. Pochi ratti si tollerano, ma troppi vanno gestiti. Recentemente anche scoiattoli e serpi hanno popolato i parchi. Gli animali non sono scemi: vanno dove trovano il cibo per approvvigionarsi. Se pascolano sotto il cielo di Roma vuol dire che nei cassonetti e per le strade c'è abbastanza cibo da sfamarli tutti quanti. E non servono provvedimenti assurdi o carneficine canaglie come quelle approntate anni fa contro i cinghiali, basta pulire le strade e trasferire gli animali in eccesso nell'agro romano. Tornando alle blatte invece, esse sono la dimostrazione plastica di una gestione inadeguata. Può essere che la vostra stimata capitale sia davvero complessa. Che il numero di turisti ogni stagione sia esagerato e tendente all'esplosione. Ma come è possibile che Gualtieri sia il sindaco delle emergenze eterne? Qualcosa non torna. Voi romani siete fantastici perché vi adattate a tutto e sopportate pazienti ogni tribolazione persuasi che vivere nella città più bella del mondo abbia un prezzo da pagare. Ma qualcosa anche voi dovrete fare contro un sindaco che suona la chitarra nei parchi, organizza aperitivi per rom e spende 500mila euro per spiegarvi le alchimie delle ztl. Certo ribellarsi vorrebbe dire riconoscere il fallimento delle proprie scelte nel segreto dell'urna. Ma delle due l'una. O vi tenete le piaghe d'Egitto e le fate accomodare. O la prossima volta, al seggio, ci penserete due volte. A sinistra non si va tanto per il sottile. Vogliono la giungla africana e prima o poi ce la imporranno.
CONTINUA A LEGGERE
4
0
0