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FER 2, Toto (Renexia): serve una strategia per garantire il mix energetico al Paese che comprenda l'eolico off-shore. Il Decreto appena pubblicato rischia di bloccare l'avvio di una nuova filiera industriale ed occupazionale
Ieri 15-05-25, 18:41
“Il settore dell'eolico offshore con tecnologia floating garantirebbe un significativo sviluppo industriale ed occupazionale. Ma perché ciò accada, è indispensabile che vengano apportate alcune essenziali modifiche al decreto Fer2: prevedere un contingente da qui al 2028 di soli 3,8GW, riservato all'off-shore in tre aste, infatti, realisticamente non potrà consentire lo sviluppo industriale auspicato, né il giusto apporto di energia eolica offshore per incrementare l'energy mix, come previsto dal PNIEC” – ha dichiarato Riccardo Toto, Direttore Generale di Renexia, nel corso di un convegno a Palermo. “Per consentire la crescita di una vera filiera industriale specializzata si dovrebbe ragionare in funzione di almeno 15 GW di contingente energetico al 2040, con un obiettivo intermedio al 2030 di almeno 8-10 GW, tanto è il potenziale al largo delle nostre coste derivante dall'eolico offshore galleggiante” – continua Toto-. Per il Manager è assolutamente opportuno prevedere che il requisito di accesso per gli operatori a tali aste, sia l'ottenimento dell'Autorizzazione Unica e non il solo parere positivo della Valutazione di Impatto Ambientale (VIA). Le regole attuali non garantisco, infatti, che i soggetti che vincano le aste con la sola VIA poi ottengano l'Autorizzazione Unica che dipende anche dai territori. “Riteniamo che le aste debbano prevedere l'allaccio alla rete elettrica a partire dal 2031, anno in cui si esauriranno gli oneri in bolletta che oggi tutti gli italiani pagano per le rinnovabili del passato, una cifra che si aggira in media sui 60 euro annui a famiglia. Il costo in bolletta per la realizzazione dei nuovi impianti di eolico offshore floating è stimato invece in meno di 6 euro annui a famiglia, a fronte della creazione di una filiera industriale italiana il cui giro di affari si aggira sui 60 miliardi di euro, capace di creare almeno 10mila nuovi posti di lavoro” – ha aggiunto ancora Toto. “Il nuovo decreto, inoltre, dovrebbe prevedere l'obbligo da parte del proponente del progetto di eolico offshore floating a effettuare investimenti in Italia, includendo quelli infrastrutturali. In questa direzione si sta muovendo Renexia che, con il supporto di un partner industriale di livello internazionale, prevede la realizzazione di una fabbrica nel Sud Italia per la costruzione di turbine, pale e torri per gli impianti eolici. Una operazione capace di attrarre in Italia investimenti e know-how dall'estero, garantendo lavoro a quasi 3mila persone in aree caratterizzate da processi di deindustrializzazione. Senza tener conto del fatto che la complessiva incertezza sta frenando anche la finalizzazione di interventi a sostegno delle marinerie delle aree interessate dai progetti, come quello della Fondazione che Renexia sta costituendo con una dotazione di 180 milioni che avrà lo scopo di attivare sinergie con il mondo della pesca” – conclude Toto. Questi temi, rende noto Renexia, con le ricadute occupazionali ed economiche sul territorio previste dal Progetto MedWind che la società sta realizzando a oltre 80 km al largo di Trapani, continuano a essere al centro di una serie di incontri con i vertici della Regione Siciliana, enti territoriali, nazionali e sindacali. Nel corso dei quali sono stati anche valutati i rischi derivanti dall'assenza di una strategia nazionale mirata alla nascita di una filiera industriale proprio a causa del FER2. L'obiettivo comune è sottolineare al Governo la necessità che tale decreto venga modificato per sbloccare ingenti investimenti che guardano al futuro del Paese.
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