s
Fiano torna all'università con Bernini (senza Schlein). E l'antisemitismo spacca il Pd
Oggi 30-10-25, 08:12
Come se si giocasse il tutto per tutto, una sorta di secondo tempo per ribaltare la partita. Al Nazareno, in queste ore, si accumulano tensioni tra i postumi dell'aggressione subita a Venezia dall'ex deputato dem Emanuele Fiano, gli affondi sempre più duri di Romano Prodi e i rumors sulle elezioni campane, con preoccupazioni crescenti sulla debolezza di Roberto Fico. Il caso del presidente di Sinistra per Israele resta al centro del dibattito. L'ex parlamentare Pd tornerà il 4 novembre a Ca' Foscari con la ministra dell'Università Anna Maria Bernini: «Riprendiamo insieme il dibattito che non hai potuto fare», ha proposto la ministra. La minoranza dem aveva avanzato una proposta analoga alla segretaria: «Tutto il campo largo si presenti sul palco con Fiano». Idee rimaste nel cassetto, più sogno che realtà. Elly Schlein, a caldo, scelse di dosare le parole, privilegiando il mezzo più neutro per esprimere solidarietà: un lancio di agenzia. Nessun accenno invece sui social, strumento principe nella sua comunicazione. Segno che l'attacco antisemita dei giovani comunisti, che ha impedito al figlio di un sopravvissuto della Shoah di parlare, non rientra tra le priorità Pd. Solidarietà si ma con il contagocce. Una cautela che accompagna il suo mandato al Nazareno: nessun nemico a sinistra, conseguenza logica del mantra «testardamente unitari». Tappeti rossi per l'avvocato di Volturara Appula, lasciamo a via di Campo Marzio la supremazia. In modo particolare sulla causa pro Pal. I riformisti vivono una situazione sempre più critica, però si sono riorganizzati (con l'incontro di Milano) per rientrare in gioco, liberandosi di Stefano Bonaccini. La più decisa è la vicepresidente del Parlamento Europeo, Pina Picierno, la prima a contestare alla segretaria l'affermazione fatta da Fabio Fazio: «È finito il tempo in cui il Pd governava con un pezzo di destra». L'eurodeputata campana ha replicato punto su punto: «È più interessante sapere a chi si riferisce la segretaria e cosa ne pensano Orlando, Franceschini, Sereni, Guerra, Speranza, Provenzano e tutti i compagni che furono ministri e sottosegretari autorevolissimi». Guarda caso, oggi tutti sostenitori di Schlein, quelli che si ritroveranno a Montepulciano a fine novembre. Sul Medio Oriente, la Picierno mantiene posizioni distanti dalla segretaria: oggi parteciperà a Roma alla manifestazione di piazza Santi Apostoli organizzata dal Setteottobre. Sullo stesso tema interviene Aurelio Mancuso di Sinistra per Israele, che dice al Tempo: «Occorre che dal brutto episodio capitato a Fiano la sinistra riformista italiana non esiti a distinguersi da quella antagonista che in piazza e nelle università urla frasi inaccettabili». E aggiunge: «Il Pd deve fare da argine contro ogni deriva autoritaria e violenta. Esistono frange violente dentro la sinistra antisemita, che vanno isolate». Rincara il deputato dem Piero Fassino: «C'è una deriva simboleggiata dall'uso diffuso della parola genocidio, così come dai premi e conferimenti a Francesca Albanese». In un partito spaccato su tutto, soprattutto sulla politica internazionale, il Medio Oriente continuerà a far emergere tensioni interne. «Si passi ai fatti», rilancia Romano Prodi, intervistato al talk Circo Massimo sulla Nove. Secondo il professore: «La leadership si conquista dicendo ai cittadini "voglio fare questo, questo e questo" e coprendo un ampio spettro di interessi». In pratica il fondatore dell'Ulivo non molla: Schlein è "unfit", il Pd deve presentarsi alle politiche del '27 con un volto nuovo, capace di parlare a tutto il Paese e non solo alla parte sinistra. Come farlo resta un problema. Ci saranno primarie di coalizione il prossimo anno, ma secondo i conciliaboli che si moltiplicano in Transatlantico, prima bisogna indebolire sia l'inquilina del Nazareno sia Giuseppe Conte. Il calendario può agevolare, magari con l'ennesima batosta al referendum confermativo sulla separazione delle carriere. C'è un precedente illuminante: la consultazione sul jobs act (allora si trattava di un referendum abrogativo), tanta fatica per nulla. La soluzione è obbligata: per riaprire la stagione serve un cambio in panchina. Un nuovo allenatore per evitare un'altra retrocessione.
CONTINUA A LEGGERE
2
0
0
Guarda anche
Il Tempo
15:00
