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Filo Hamas e sinistra extraparlamentare: arriva il partito islamico
Oggi 28-10-25, 07:37
Il patto tra l'islam radicale e la sinistra, soprattutto extraparlamentare si fa sempre più manifesto. Non sono solo le piazze a darci la conferma di ciò, ma anche la solidarietà giunta a Mohammad Hannoun, il filo Hamas oggetto di un foglio di via dalla Questura di Milano dopo che ha pubblicamente inneggiato all'uccisione dei collaborazionisti. A stargli vicino ora spunta il Comitato lombardo del Partito Marxista-Leninista Italiano che esprime «profonda solidarietà antifascista ed antisionista a Mohammad Hannoun, Presidente della Associazione Palestinesi in Italia (Api), contro cui le autorità repressive del regime neofascista governato dalla ducessa Meloni hanno ingiunto il confino di polizia (alias “foglio di via”), che gli vieta di recarsi nel capoluogo lombardo per un anno». La colpa, quindi, sarebbe di un "regime", non di una democrazia che ripudia ogni forma di terrorismo allontanando chi inneggia a esso. E proseguono dicendo che il giordano sarebbe stato accusato «pretestuosamente e ingiustamente di “istigazione alla violenza” per aver giustamente salutato – durante un corteo milanese in solidarietà col popolo palestinese e con la sua lotta di liberazione – la legittima giustizia rivoluzionaria della Resistenza palestinese che ha sentenziato l'esecuzione delle fucilazioni dei criminali collaborazionisti con l'occupante genocida nazisionista». E qui torna il mantra della "resistenza" con cui oggi si parla di Hamas. È stata realizzata una straordinaria operazione propagandistica che, tramite la strumentalizzazione della causa palestinese, è riuscita a plasmare in modo abilissimo anche chi in quella causa credeva per davvero. Perché in piazza non ci sono tutti fan del terrorismo. Ci sono persone che si battono e si spendono per dei diritti che vedono negati. Il problema, qui, è il disegno che si cela dietro e che è perfettamente riassumibile nei dodici punti della Fratellanza Musulmana. Mostrarsi buoni, fingere di credere nel dialogo interreligioso, per poi conquistare sempre più segmenti dell'Occidente. Una conquista, almeno in Italia, disarmata con i fatti ma non a parole. Hanno compreso che far leva sullo spirito rivoluzionario, sugli istinti primordiali, sarebbe stato molto più proficuo rispetto a un attentato, allo spargimento di sangue, a una bomba. Il volto di quella che loro definiscono resistenza è mutato solo nelle sembianze. E<TB>qui la politica assume un ruolo cruciale. Permeare le istituzioni dal basso, in modo apparentemente innocuo per poi, un giorno, prenderne il controllo. E così potremmo avere il primo sindaco islamico, poi il leader, poi il movimento politico. Non è islamofobia come qualcuno vuole far credere, ma semplice osservazione di una possibile prospettiva che va arginata non nella religione, bensì nella politicizzazione di essa. E il caso Hannoun, con sigle come "Cambiare rotta", "Potere al popolo" o il "Partito comunista" che si accodano al coro di "dolore" per il suo daspo, ci conferma un sodalizio che ha radici storiche. Lui è la vittima da difendere, il martire di uno Stato amico dei sionisti, l'uomo che agita le folle a suon di manifestazioni settimanali. Ma è sempre lui che, oltre a essere stato accusato dall'America di usare le sue associazioni in modo fintamente caritatevole per finanziare l'ala militare di Hamas, si è più volte riunito con sigle come i Gpi, che hanno organizzato una manifestazione il 7 ottobre, per ricordare e festeggiare il giorno in cui Hamas ha commesso la strage. Ma per i marxisti-leninisti è importante rivendicare «piena libertà di parola e di manifestare in tutta Italia per Mohammad Hannoun» aggiungendo, nel loro comunicato, un attacco al Presidente dei senatori di Forza Italia: «Opponiamoci al fascistissimo Ddl liberticida filosionista Gasparri». C'è chi lo nega, ma le sigle eversive sono nelle piazze, stanno provando ad assemblare seguaci e militanti, senza che una parte della politica italiana abbia anche solo un minimo di coraggio, dimenticando il consenso e schierandosi dall'unica parte che conta, l'Italia, le sue radici, la sua storia. Il rischio c'è, ma c'è anche chi, colpevolmente, lo ignora a discapito della Nazione.
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Tg News - 28/10/2025
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