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Fini torna in pista ed elogia Meloni: "Giorgia crede in quello che dice"
12-10-2025, 17:25
"Aveva il merito di credere molto in quel che diceva e quindi di essere convincente. Può apparire una banalità, ma se credi in quello che dici forse riesci a convincere qualcuno, se reciti un ruolo non convinci perché non c'è quell'empatia". Gianfranco Fini ha ricordato in un'intervista a Radio Atreju il debutto in politica della Premier Giorgia Meloni. Una "ragazza determinata, che studiava, approfondiva". "Forse aveva paura di non essere all'altezza, paura di deludere. Potrei dire, nei panni del professore, che era preparata, che era capace", ha sottolineato l'ex presidente della Camera dei deputati. Lui che in parlamento c'è stato trent'anni e ne ha viste di tutti i colori, ha il fiuto per capire chi c'è la può fare e chi no. E di Giorgia Meloni riconobbe il talento "dai primi passi". I destini dei due big della politica si incrociarono nel 2000. "Bisognava eleggere ad un certo momento il segretario nazionale di Azione giovani", racconta Fini, che all'epoca guidava Alleanza nazionale. Meloni da due anni era consigliere provinciale a Roma. In quel ruolo "ebbi modo di conoscerla meglio, sicuramente aveva meriti". Ad Azione Giovani "vince Giorgia, vince per pochi voti ma vince". "Viene eletta da un'assemblea composta da tantissimi ragazzi e ragazze", ha affermato Fini. "Non partiva favorita anche perché lo sfidante era Fidanza, che poi ha avuto anche lui una splendida carriera politica, meritata. Come presidente del partito avevo il dovere di essere super partes; non c'erano, come dire, problemi di leadership. Non contestavano la guida di Alleanza Nazionale, quindi siamo sempre stati molto aperti in questo, insomma". "Qualcuno mi disse “ma hai consentito le correnti?”. Se sono correnti di pensiero va bene, se si occupano d'altro", disse allora l'ex presidente della Camera che, colpito dalla forza della neoleader di Azione Giovani, si fece mandare dal capo della segreteria il discorso che aveva fatto. "Dissi “brava, bene, brava”. E da lì il trampolino verso la vicepresidenza della Camera, il ruolo di ministro e ora la presidenza del Consiglio dei Ministri. "Tutto meritato", secondo Fini
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