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Francesco e la Fede al tempo dei social: dall'AI al Santo di Internet
Oggi 21-04-25, 12:16
Il senso del mondo d'oggi concentrato in una frase. “Non è la tecnologia che determina se la comunicazione è autentica o meno, ma il cuore dell'uomo e la sua capacità di usare bene i mezzi a sua disposizione”. Poche parole contenenti una lezione che rivela la saggezza di chi processa e consapevolizza prima degli altri, concependo in anticipo gli sviluppi futuri. Papa Francesco è stato anche questo: un Pontefice proiettato verso il davanti, con un occhio particolare alle nuove frontiere tecnologiche durante l'intero corso del suo mandato, durato dodici anni. Era il 24 gennaio 2016 e il messaggio del primo Santo Padre di origini sudamericane della storia per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni sociali esprimeva un invito rivolto al popolo del web, ormai abitato anche da figure istituzionali della politica e dell'informazione, a modulare e moderare la comunicazione online impegnandosi a non alimentare “le fiamme della sfiducia, della paura e dell'odio”. Oltre nove anni sono già trascorsi, Bergoglio da una manciata di ore non è più tra noi e, il suo messaggio – alla luce degli scenari geopolitici e sociali odierni – è rimasto sospeso in aria, perlopiù privo di recepimento. Un esempio di utilizzo della comunicazione in rete funzionale, ponderato e con la “penna” rivolta verso la pace sociale, però, l'abbiamo avuto. E da chi se non dalla figura che per definizione ha il compito di trasmettere e diffondere l'idea di convivialità e amore tra i popoli. Papa Francesco ha donato un'impronta avveniristica al suo pontificato aprendosi, come mai aveva fatto il Vaticano sino ad allora, agli orizzonti moderni del contenuto: i social network. Perché se è vero che già Benedetto XVI (al secolo Papa Ratzinger) nel 2012 aveva per la prima volta pubblicato un tweet attraverso l'account @Pontifex, Bergoglio ha palesato il coraggio di non fare il passo del gambero ma, anzi, di rinnovare e personalizzare costantemente la propria divulgazione attraverso i social. Solo in Italia quasi 10 milioni di follower su Instagram (dove il pontefice è sbarcato nel 2015), più di 5 su Twitter. Seguaci che si moltiplicano a dismisura se aggreghiamo al conteggio anche i profili relativi alle altre otto lingue nei quali vengono tradotti. Insomma, una comunicazione social globalizzata che abbraccia fedeli sparsi nei più disparati angoli del pianeta, quasi a configurarlo come un “influencer del cattolicesimo” multiculturale. Ma Papa Francesco non è stato il solo annunciatore della fede cattolica che ha usufruito degli strumenti del web per diffondere parole di amore e speranza. Parecchio tempo prima del suo papato, infatti, un giovanissimo devoto di Dio, Carlo Acutis, si era distinto per aver documentato al pubblico di Internet - attraverso la creazione del suo sito web nel 2004 – racconti di storie di miracoli eucaristici accaduti in giro per il mondo. "Era fermamente convinto che le prove scientifiche avrebbero aiutato la gente [...] a tornare a messa" ha confidato di lui Courtney Mares, autrice del libro Blessed Carlo Acutis: A Saint in Sneakers. Ha abbandonato questa vita davvero troppo presto, nell'ottobre 2006 quando aveva solo 15 anni, pochi mesi dopo aver ricevuto la diagnosi di una leucemia fulminante. Ma il suo lascito è enorme. Non solo un sito ancora attivo, consultabile in 17 lingue differenti. L'insegnamento da portare nel cuore è la sua sofferenza nella malattia affrontata con la serenità di chi è in missione per qualcosa di più grande: l'amore. E' per questo che Bergoglio, riconoscente nei confronti di chi ha sfruttato le nuove tecnologie per nobili fini, non si è lasciato scappare l'opportunità di rendergli onore canonizzandolo come “Santo Patrono di Internet”. La cerimonia ufficiale di proclamazione dovrebbe avvenire nel corso del Giubileo degli adolescenti, in programma tra il 25 e il 27 aprile 2025. Ma vedremo se, con la scomparsa del papa, cambierà qualcosa in merito. Il 266esimo pontefice della storia ha fatto persino in tempo a occuparsi di Intelligenza Artificiale, e del suo controverso legame con l'universo dell'etica. Con disinvoltura, circumnavigando il tavolo dei leader mondiali presenti al G7 di Bari del 14 giugno scorso, Bergoglio ricordò a Giorgia Meloni, Joe Biden e tutti gli altri come affinché i programmi di intelligenza artificiale si configurino quali “strumenti per la costruzione del bene e di un domani migliore, debbono essere sempre ordinati al bene di ogni essere umano. Devono avere un'ispirazione etica”. E allora si ritorna alla casella di partenza, come in monopoli. Ben venga l'innovazione tecnologica, ma solo se monitorata e guidata verso la via maestra: l'amore e la pace sociale. Tra i numerosi insegnamenti che Papa Francesco ci lascia in eredità, questo davvero non possiamo permetterci di ignorarlo.
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