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Garlasco: Palmegiani, mai dubitato di innocenza Sempio, strumentalizzate mie parole
Oggi 03-10-25, 21:09
"Sull'innocenza di Andrea Sempio non ho cambiato idea. Ne sono sempre stato convinto anche prima che venissi nominato consulente della difesa". Con queste parole, in un'intervista a LaPresse, Armando Palmegiani, ex funzionario di lungo corso della Polizia di Stato e oggi consulente della difesa di Andrea Sempio, chiarisce e ribadisce la sua posizione sulla vicenda giudiziaria legata al caso di Chiara Poggi e alla condanna di Alberto Stasi. "Il DNA non prova un'aggressione. Nessuna traccia certa di Sempio sulla scena del delitto. Non ho mai avuto dubbi sull'innocenza di Sempio. Lo pensavo già prima di essere nominato consulente tecnico della sua difesa", ha chiarito in particolare in merito a una unintervista, risalente a giugno. Le sue parole arrivano dopo che, secondo quanto sostiene, un suo intervento in un'intervista sarebbe stato decontestualizzato: "Hanno estrapolato solo sei secondi, isolando una mia frase sul DNA e sull'impronta 33. Ma in realtà stavo spiegando l'opposto di quanto è stato fatto intendere". Palmegiani, che ha lasciato un'esperienza significativa alla Polizia Scientifica della questura di Roma prima di occuparsi di casi di omicidio nella Squadra Mobile della Capitale, sottolinea come la sua esperienza gli permetta di analizzare con lucidità i dettagli delle indagini. Tra i casi più noti a cui ha lavorato anche quello del triplice omicidio di prostitute nel quartiere Prati. Ora affianca il team legale di Andrea Sempio, incaricato di riesaminare gli atti del processo che portò alla condanna definitiva di Alberto Stasi per l'omicidio della fidanzata Chiara Poggi. "Sto rivedendo tutta la documentazione processuale. Dai primi esami che ho compiuto non emerge alcun elemento che collochi Sempio sul luogo del delitto", afferma. "Non sto affermando che Stasi sia colpevole, ma sono convinto che le prove utilizzate per condannarlo non fossero sufficienti a superare il principio del ragionevole dubbio". Una presa di posizione netta, quella dell'ex investigatore, che punta il dito su alcune incongruenze emerse nel corso degli anni. Quanto alla discussa traccia di DNA, Palmegiani chiarisce: "Sì, si tratta del DNA di Sempio, ma parliamo di una traccia trascurabile, trovata sotto le unghie della vittima, probabilmente derivante da un oggetto toccato da entrambi. Non indica affatto un'aggressione o un contatto violento". Un altro elemento su cui si è focalizzata l'attenzione è la cosiddetta "impronta 33", che in passato era stata ritenuta potenzialmente collegabile a Sempio. "L'ho detto più volte: quell'impronta non lo identifica. Le corrispondenze sono talmente minime da non essere utilizzabili a fini forensi", spiega. I numeri parlano da soli: "La Procura ha individuato 15 punti di contatto, la difesa ne conta solo 5, mentre la parte civile parla di 10. Questa variabilità dimostra quanto la traccia sia incerta. Non si vede chiaramente e il DNA associato è degradato e incompleto". Secondo Palmegiani, l'indagine andrebbe orientata su altri fronti: "Serve maggiore attenzione sulle tracce biologiche e sulle impronte digitali. Per il momento non sono un genetista, ma dopo il 18 dicembre si valuterà se incaricare un esperto in genetica forense per approfondire l'aspetto tecnico". Infine, l'ex poliziotto non esclude che dietro l'apertura del nuovo filone investigativo - che ha coinvolto anche l'ex procuratore di Pavia, Mario Venditti - si celi qualcosa di più complesso ,"uno scenario più ampio, ma è prematuro parlarne ora".
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