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Gelo in Lega dopo il post di Vannacci, Salvini: "Fascismo sconfitto dalla storia"
Oggi 10-11-25, 20:22
Roberto Vannacci sul fascismo non sono passate inosservate, nemmeno nel suo partito, la Lega. E difficilmente sarebbe potuto essere altrimenti: le riflessioni del generale su alcuni aspetti del ventennio mussoliniano, ivi comprese le leggi razziali, non potevano non risultare quantomeno controverse. Nonostante il tentativo - che, col senno di poi, non è stato colto - di voler racchiudere tali riflessioni entro un'analisi che voleva essere più "storica" che politica. E il gelo, nel Carroccio, è arrivato, inevitabile. Tra i primi a intervenire, il segretario Matteo Salvini, che ha tentato di chiudere ogni polemica interna alla Lega sul fascismo. «Io la storia l'ho studiata all'Università, però il fascismo è stato archiviato e sconfitto dalla storia, quindi il dibattito storiografico lo lascio agli storici, onestamente, con tutto l'amore per il mio passato, ma penso al futuro», ha tagliato corto Salvini rispondendo alle domande dei giornalisti a Bari, dove si trova per il comizio di chiusura della campagna elettorale per le regionali. L'allusione non poteva che essere al post pubblicato da Vannacci sabato sera, intitolato «Ripetizioni per chi la storia l'ha studiata nei manuali del Pd». Il «15 maggio 1921», si legge nel post, «Benito Mussolini viene eletto in Parlamento con i Fasci italiani di combattimento. Fu il terzo deputato più votato d'Italia»; e ancora, citando lo storico Perfetti: «La Marcia su Roma non fu un colpo di stato ma "poco più di una manifestazione». Poi, scrive Vannacci, che «Il Regio Esercito, agli ordini del re, aveva tutte le possibilità di fermare la marcia su Roma» ma «Vittorio Emanuele III si rifiutò di firmare lo stato d'assedio» e lo incaricò «di formare un governo di coalizione». Infine, «Il 17 novembre 1922 l'esecutivo formato da Mussolini (composto non solo da fascisti, ma anche da liberali, popolari e nazionalisti) ottenne la fiducia della Camera dei deputati con 306 voti favorevoli, 116 contrari e 7 astenuti», concludendo che «Il fascismo, almeno fino alla metà degli anni Trenta, esercitò il potere attraverso gli strumenti previsti dallo Statuto Albertino» e che «tutte le principali leggi dalla riforma elettorale del 1923 alle norme sul partito unico, fino alle stesse leggi del 1938 furono approvate dal Parlamento e promulgate dal Re, secondo le procedure previste dalla legge». Sul tema è intervenuto pure il governatore veneto Luca Zaia. «Vannacci per me è uno dei tanti che ha la tessera, ha uno statuto in mano e sa che funziona così, le regole sono chiare per tutti come lo sono per me lo sono anche per lui», ha premesso Zaia. «Tutti noi militanti rispettiamo le regole del partito e facciamo i militanti. L'identità è fondamentale, dobbiamo preservare l'identità della Lega», ha aggiunto. «Le leggi razziali», ha sottolineato, «sono state il periodo più buio della storia italiana, hanno permesso e purtroppo amplificato lo sterminio programmato di ebrei, disabili, omosessuali portati nei campi di concentramento e terribilmente ammazzati». Zaia ha poi chiosato: «Io non faccio revisionismo storico, è una ferita dell'umanità e, purtroppo, noi insieme a qualche altro Paese, siamo stati gli artefici di questa schifosissima pagina di storia». Lapidario, infine, il vicepremier Antonio Tajani: «Non è un mio collega e quelle sono le sue opinioni, non le mie».
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