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Ghali contro i rapper: "Silenzio su Gaza è sostegno al genocidio"
Oggi 04-10-25, 18:24
Il rapper Ghali ha scosso il mondo musicale italiano con un lungo e polemico post sui suoi canali social, dove ha dichiarato senza mezzi termini: "Il rap è ufficialmente morto”. L'artista ha accusato i colleghi di un silenzio complice sulla situazione in Medio Oriente, in particolare riguardo Gaza, ritenendo che questo tradisca l'identità stessa del genere. Le accuse più dure di Ghali sono rivolte all'integrità artistica e morale dei rapper italiani: “Qualsiasi artista che millanta di essere un rapper e usa un sacco di parole per riempire le strofe ma non dice nulla sulla Palestina non può definirsi tale”. Il rapper ha poi rincarato la dose, suggerendo che il silenzio sia motivato da calcoli economici e da un totale disimpegno: “Se sei un rapper e non parli di Palestina puoi anche smettere di avercela con gli sbirri. Puoi finalmente venderti del tutto, sempre se hai da vendere qualcosa”. Ghali ha identificato tre ragioni che, a suo avviso, hanno spinto tanti colleghi al mutismo, sintetizzandole in tre principali motivazioni. La prima è l'ignoranza e il disinteresse: “Non vi interessa, non è nel vostro algoritmo, non sapete ‘come sono andate le cose', avete un'idea confusa su chi siano i cattivi e i buoni ormai da decenni o pensate che sia una questione che appartiene solo a una specifica etnia, lontana dalla vostra.” La seconda ragione è la più pesante, trasformando il silenzio in colpa: “Sostenete il genocidio e sì, sostenerlo vuol dire anche semplicemente non schierarsi." Una posizione che, per Ghali, avrà inevitabili conseguenze: "Qui c'entriamo tutti”. Infine, il movente più pragmatico e sferzante: “Avete paura di perdere soldi, posizione e lavoro.” A concludere il duro sfogo, Ghali ha rivendicato che "Supportare la Palestina è un onore che non tutti possono avere". Le sue critiche non si sono fermate alla musica, includendo anche un attacco al mondo politico, accusato di essere “complice di un genocidio”, ma con la certezza che “prima o poi il conto arriva”.
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