s

Giustizia, Costa (Fi): «Le inchieste non sono messaggi al Pd. Il Csm apra una pratica su Franceschini»
28-07-2025, 15:36
«Se il Consiglio Superiore della Magistratura fosse un organo puntuale e preciso, prenderebbe la ricostruzione di Franceschini e avvierebbe una pratica a tutela di quei togati che si sono sentiti qualificare le loro inchieste come messaggi politici al Pd». A ribadirlo Enrico Costa, deputato di Forza Italia e vicepresidente della commissione Giustizia della Camera. C'è il rischio che il referendum sulla giustizia possa essere utilizzato dalla sinistra per indebolire Meloni? «Spero che alimenti innanzitutto un dibattito. Il Pd, purtroppo, lo sta interpretando in modo sbagliato, ovvero come un referendum pro o contro il governo e la sua leader. Basta leggere le dichiarazioni per capire che si sta andando in tale direzione». Le sentenze utilizzate come clava, però, non vengono utilizzate soltanto nei confronti della destra. Vedi Milano, Bari o il caso Marche… «La separazione delle carriere non deve servire a tizio o caio. Deve essere finalizzata a garantire un equilibrio nel processo, a garantire una parità tra accusa e difesa e soprattutto a rafforzare la figura del giudice terzo e imparziale. Oggi, soprattutto nella fase delle indagini preliminari, il vero dominus è il pm che trasferisce all'esterno contestazioni, che poi possono essere capovolte come una sentenza definitiva. Hanno delle responsabilità, dunque, i media che prendono come oro colato tali accuse e le trasferiscono come verità assoluta, così come quei politici che non resistono alla tentazione di strumentalizzare le indagini per sbarazzarsi dell'avversario scomodo». C'è, intanto, il rischio che le correnti, sentendosi minacciate, attivino una sorta di rappresaglia? «È quanto sostiene Franceschini che non parla di rappresaglia nei confronti della maggioranza, bensì di un messaggio indirizzato al Pd perché alzasse la tensione politica sul piano referendario. Non credo, però, che i magistrati utilizzino armi non convenzionali in una fase così delicata. Sarebbe grave. Rappresenterebbe uno svilimento della funzione». Troppo spesso abbiamo visto procuratori della Repubblica, cioè coloro che possono chiedere di limitare la capacità delle persone, prendere posizioni nettissime sui giornali durante la fase dibattimentale. Lo ritiene corretto? «È una sorta di invasione di campo. La verità, però, è che la politica e il governo, pur lamentando questi tentativi di condizionamento, non fanno nulla e, quindi, resta tutto invariato». In tal senso la riforma Nordio può essere considerata un segnale? «Su questo tema c'è tanto da fare. Per adesso ci sono tante belle parole, ma mancano i fatti». La separazione delle carriere, voluta dal Guardasigilli, ha riscosso successo tra i nostri togati? «All'interno della magistratura parlano solo e soprattutto le correnti o meglio i loro capi, ovvero coloro che saranno più penalizzati dalla riforma. È evidente che questi signori perderanno il loro strapotere all'interno del Csm. Non c'è nulla di strano, dunque, se si schierano contro la riforma. Sono certo, però, che tale presa di posizione i cittadini riusciranno a percepirla e, quindi, capiranno come quella di qualcuno sia una battaglia di parte».
CONTINUA A LEGGERE
4
0
0
Guarda anche
Il Tempo
16:16
Paura a Cinecittà World per un guasto alle montagne russe
Il Tempo
16:10
Calenda “A settembre torno a Kiev, invito altri leader”
Il Tempo
16:01
Estate 2025, l'Europa sotto assedio dal caldo
Il Tempo
16:01