s

Giustizia, un assegno a chi è stato ingiustamente in cella
17-02-2025, 12:07
Trentadue anni di ingiusta detenzione: sono questi gli anni che nessuno potrà mai ridare a Beniamino Zuncheddu, un pastore sardo, condannato all'ergastolo per l'uccisione di altri tre pastori, nella cosiddetta strage di Sinnai. Ma durante il processo di revisione è stato accertato che la condanna si basava su una testimonianza influenzata illecitamente da un poliziotto. Siamo davanti a uno dei più gravi errori giudiziari della storia italiana, e se il caso di Enzo Tortora evidentemente e tristemente non ha insegnato nulla a questo Paese, quello di Beniamino deve essere il volano per dare una sferzata netta rispetto a episodi simili. È proprio su questo che si concentra il ddl Zuncheddu, iniziativa del Partito Radicale promossa da Irene Testa, che punta a garantire una provvisionale economica a chi alla fine di un processo è stato assolto. Ci sono persone che hanno visto la loro esistenza distrutta e a parlarcene è proprio Beniamino: «Il dolore che si prova a vivere un'esperienza come quella che è capitata a me è indescrivibile. Mi sono salvato grazie alla fede e alla consapevolezza della mia innocenza. Mi è stata rubata la vita, la giovinezza, il lavoro, la possibilità di farmi una famiglia o avere dei figli. Avevo 26 anni quando mi hanno arrestato e ora ne ho 60. Quando mi hanno liberato dal carcere hanno aperto il cancello, ho preso le mie buste e da quel momento nessuno si è fatto vivo. Nessuno ha chiesto scusa. Cosa dovrei fare oggi per poter vivere? Andare a dormire sotto un ponte? O andare a rubare? Riesco a vivere solo perché ho il sostegno della mia famiglia. E un eventuale risarcimento rischio con i tempi della giustizia di vederlo tra dieci anni se va bene. Ne avrò 70. Cosa ci faccio? Per questo è importante approvare la proposta di legge che porta il mio nome, per tutti coloro che si trovano a vivere situazioni come la mia». La proposta prevede quindi un assegno che parta dal momento dell'assoluzione fino alla sentenza di risarcimento del danno. Perché è proprio in quel periodo, la cui durata è indefinita, che le persone non sanno cosa fare: alcune si rivolgono alla Caritas, altre, se non ci fossero le famiglie, si troverebbero costrette a dormire per strada. Sono circa mille ogni anno le ingiuste detenzioni con costi esorbitanti a carico dello Stato: dal 1991 fino alla fine del 2022 i casi accertati di errore giudiziario, quindi persone che, dopo essere state condannate con sentenza definitiva, vengono assolte in seguito a un processo di revisione, sono 222 (circa 7 l'anno), e la spesa in risarcimenti è di circa 2 milioni e 694 mila euro l'anno. «Proposta di legge molto intelligente e mi auguro che vada in porto perché la situazione attuale è insostenibile. Quando un carcerato viene privato della libertà ingiustamente come può campare una volta uscito? Bisogna aiutarlo», questo il commento del direttore Vittorio Feltri, ma c'è anche la senatrice della Lega Erika Stefanini: «Quando parliamo di ingiusta detenzione parliamo di grandissimi drammi. Anche pochi giorni in carcere possono essere devastanti per la vita di una persona». Dello stesso avviso Tommaso Calderone, deputato di Forza Italia: «Passano tanti giorni, tanti anni, dal momento in cui un imputato viene assolto con sentenza definitiva a quando gli viene riconosciuta l'ingiusta detenzione o il risarcimento del danno. Questa proposta di legge è una buona idea perché può almeno limitare i danni». Ripartiamo da loro, ripartiamo da una giustizia equa e sana, perché è questo il sale di una democrazia.
CONTINUA A LEGGERE
6
0
0
Guarda anche
Il Tempo
10:00
Amarelli, 300 anni all'insegna dell'innovazione
Il Tempo
09:06