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"I due motivi per cui ho assolto Stasi". Parla il giudice Vitelli
Oggi 09-09-25, 10:35
C'è un innocente in galera per il delitto di Chiara Poggi a Garlasco, il 13 agosto 2007? La nuova inchiesta che vede indagato per omicidio in concorso Andrea Sempio ha messo in discussione la verità giudiziaria certificata dalla condanna in via definitiva di Alberto Stasi, arrivata in Cassazione dopo due assoluzioni e un appello bis. Nel corso della puntata di lunedì 8 settembre di Quarta Repubblica, il programma condotto da Nicola Porro su Rete 4, interviene a riguardo il giudice Stefano Vitelli, che assolse Alberto Stasi in primo grado. Perché secondo Vitelli il laureando di Garlasco non uccise la sua fidanzata? "Innanzitutto per l'alibi informatico - spiega il giudice - è stato accertato in primo grado che Stasi durante la mattinata, nel cuore della mattinata, ha lavorato alla tesi, quindi non solo non ha detto una bugia, ma nelle ore centrali della mattina era impegnato a casa sua in un lavoro intellettualmente significativo. Doveva completare, emendare, correggere la tesi e lo ha fatto con sostanziale continuità, mettendoci la mano e il cervello". Il secondo motivo, argomenta Vitelli, è che "sicuramente l'assassino è entrato in bagno, abbiamo l'impronta insanguinata sul tappetino davanti allo specchio". E c'è la famosa impronta di Stasi sul dispenser del sapone. "Stasi ha lasciato quell'impronta quando si è lavato le mani sporche di sangue dopo aver ucciso Chiara Poggi? Ma mancava il sangue, nel sifone, sul dispenser". Insomma, l'assassino è entrato insanguinato nel bagno ma nel lavandino., a cui è Stasi è stato collegato per l'impronta sul contenitore del sapone in una casa che frequentava, non è stata trovata alcuna traccia di sangue, neanche nei tubi. VItelli inoltre ci tiene a sottolineare un aspetto generale nell'attività di un giudice e in generale nella gestione di un processo: "Il ragionevole dubbio non è un espediente grazie al quale l'imputato la fa franca, nonostante sia colpevole, ma è una garanzia vera, per cui in casi di concreta incertezza multidirezionale, e secondo me il caso di Garlasco è paradigmatico, non si deve correre il rischio di mettere in galera un innocente", conclude il giudice.
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