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La condanna di Stasi minata alla base, Cavallaro: "Cosa manca nei verbali"
Oggi 07-08-25, 08:43
Alberto Stasi è stato condannato in via definitiva per l'omicidio della fidanzata Chiara Poggi a Garlasco, il 13 agosto 2007, "sulla base di quelle che sono state definite prove scientifiche". Ma è davvero così? Rita Cavallaro, giornalista de Il Tempo che segue da molti anni la vicenda, nel corso della puntata di mercoledì 6 agosto di Zona Bianca, su Rete 4, commenta che alla base della condanna di Stasi ci sono per esempio le impronte sul portasapone, "due anulari sul dispenser non insanguinati. Lì è stato addirittura smontato il sifone del lavabo e tracce di sangue, nemmeno l'ombra. Senza contare dei capelli, quattro capelli lunghi rimasti lì con l'assassino che si è lavato il sangue e questo sangue non c'è". Insomma, per Cavallaro non siamo davanti a "pistole fumanti", tutt'altro. Se il killer si fosse lavato le mani dopo il delitto, ci sarebbero tracce di sangue nelle tubature del lavandino, e i capelli trovati nel lavabo sarebbero scivolati via nello scarico. Il rischio è che "usiamo due pesi e due misure quando c'è da parlare di Stasi", osserva la giornalista ospite del programma condotto da Giuseppe Brindisi. Due pesi e due misure rispetto per esempio alla presunta contaminazione del campione orale effettuato alla vittima e che ha evidenziato il Dna definito Ignoto 3. "Sembra che solo la contaminazione ha un peso, perché può andare a intaccare la storia che ci è stata raccontata in un determinato modo e che oggi invece noi scopriamo essere tutt'altra", afferma Cavallaro. Già, perché "nei verbali mancano delle cose, oggi sappiamo che il genetista Marzio Capra ci dice che la garza era ammuffita" nel 2007, ma "perché dovremmo crederci visto che non c'è un verbale che lo indica? Come del resto non ci sono verbali di altre cose, c'è un vuoto investigativo in tutta questa storia che di fatto mina l'intera sentenza di condanna di Stasi"..
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