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I ProPal vogliono boicottare anche la Festa del Cinema di Roma
14-10-2025, 07:35
Dopo Venezia ecco che a finire nel mirino dei ProPal è la Festa del cinema di Roma. Infatti, proprio nel giorno in cui sono stati rilasciati gli ostaggi, agli organizzatori della kermesse e a tutta la filiera del cinema italiano, arriva una lettera firmata da circa cinquanta sigle, tra cui Aic (Autori italiani cinematografici), Articolo 21, Anpi Roma, Global Movement To Gaza, Bds. La richiesta è la solita: sostenere il boicottaggio di film, autori, registi, produttori e rappresentanze coinvolti con le istituzioni israeliane che non denuncino l'apartheid e le politiche criminali del governo israeliano. E di continuare a farlo «fino a quando Israele non comincerà a rispettare il diritto internazionale». Minacce che il presidente della commissione Cultura Federico Mollicone respinge al mittente definendole «ancora una volta, indegne. Come già sostenuto in occasione della Mostra del Cinema di Venezia, la cultura deve essere sempre libera e non imprigionata in steccati ideologici». E sottolinea come «alla luce dell'accordo di pace che si sta concretizzando, la critica unilaterale verso attori, registi e produttori legati alle istituzioni israeliane ha ormai il sapore di un antisemitismo latente che non possiamo e non dobbiamo tollerare». Anche perché gli attivisti chiedono addirittura che «il tappeto rosso sia spazio di visibilità per la causa palestinese e non solo passerella per le star; che prima di ogni proiezione venga espressa solidarietà al popolo palestinese con la lettura di testimonianze da Gaza, da Gerusalemme Est e dalla Cisgiordania». Così come pretendono che «all'interno del festival siano concessi spazi adeguati per parlare di boicottaggio culturale ; che durante la cerimonia d'apertura e qualsiasi altro momento della Festa sia dato spazio ad artisti palestinesi che possano portare la loro testimonianza». Una lista infinita di pretese in cui, ovviamente, non compare mai il nome di Israele o degli ebrei. A condannare l'episodio è anche il vice capogruppo di FDI in Senato Marco Scurria che ritiene si tratti di «ideologia avulsa dalla realtà. Quale il senso di boicottare arte, cultura spettacolo per mero pregiudizio? Non meritano neanche una risposta, perché la risposta migliore è quanto succede in queste ore a Gaza e in Israele e che condanna queste persone all'indifferenza non solo della storia ma anche della cronaca».
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