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Il flop sulla cittadinanza fa esplodere il centrosinistra: volano stracci
Ieri 11-06-25, 09:22
Flop sulla cittadinanza. Ora scoppia la guerra tra i compagni. I “si” sono troppo pochi. A scatenare un'infiammato dibattito un'analisi realizzata dall'Istituto Cattaneo, secondo cui una quota fra il 15 e il 20% di elettori del Pd avrebbe votato “no” al quesito tanto caro alla sinistra. Non utilizza, d'altronde, giri di parole l'assessore toscano Alessandra Nardini, che esorta «il suo partito a riflettere». Ecco perché subito dopo la chiusura delle urne è caccia al colpevole sia nel campo largo, sia all'interno del Nazareno, considerando che più di qualcuno avrebbe potuto differenziarsi per smarcarsi dalla segreteria, che invece aveva provato a personalizzare il voto. Motivo per cui a lavarsi le mani, alla Ponzio Pilato maniera, è quel Giuseppe Conte che sul tema certamente non si è mai stracciato le vesti. A suo parere la colpa non sarebbe di chi, solo a parole, si è speso per la causa, ma di uno strumento del tutto «sbagliato». Da subito avrebbe lasciato «perplessi» i suoi. La strada da seguire su una vicenda così delicata, secondo l'ex premier, doveva essere quella dello «ius scholae, dove il centrodestra ha una proposta con cui possiamo offrire alla cittadinanza dei percorsi di integrazione». Parole, dunque, che aprono a Meloni e a una possibile collaborazione col governo, ma generano non pochi dubbi tra chi aveva pensato che dietro alla mancata partecipazione ci fosse l'ennesima “furberia” dell'avvocato di Volturara Appula, che non perde occasione per ampliare le crisi e ribadire la necessità di un cambio nelle gerarchie interne. Tali parole, intanto, scatenano l'ira di Riccardo Magi. +Europa, il partito che più di tutti si è adoperato per raccogliere le firme, non le manda a dire ai pentastellati: «Il quesito sulla cittadinanza era una proposta equilibrata, ma c'è una parte significativa di Movimento che non ha sostenuto questo referendum. Non sorprende, nel senso che è anche un punto di chiarezza». Urge, quindi, una discussione fra i principali attori della minoranza. «Sono sconcertato da Conte – ribadisce - che dice che così abbiamo allontanato la soluzione. Quando lui ha governato, ha allungato da due anni a quattro anni i tempi burocratici per la concessione della cittadinanza. Con il Conte 2 li ha portati a tre. A me sembra che Conte, così come Tajani che oggi rispolvera lo “ius italiae”, cerchino alibi per continuare a non fare nulla». Una critica, seppur marginale, anche nei confronti dei soliti “ribelli piddini”: «C'è anche un pezzo di elettorato del Pd che su questo tema non è convinto. Questa è anche la conseguenza del fatto che, per troppo tempo, si sono inseguite le politiche di destra sull'immigrazione, generando un'opinione pubblica più simile a quel mondo che al nostro. Questo, d'altronde, è il cuore del populismo. Se il fronte progressista, però, decide di seguire i sondaggi, rinuncia a un suo pensiero, a costruire riforme, finisce con l'essere indipendente "sì", come dice Conte, ma da sé stesso. La verità è solo che migliaia di ragazze e ragazzi hanno dato vita a una straordinaria mobilitazione su un tema espulso dall'agenda pubblica dal 2017».
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