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Il giallo delle foto scattate in casa e poi sparite dopo il delitto
Oggi 02-09-25, 08:03
«Tutto quello che è stato depositato dagli ufficiali di polizia giudiziaria, carabinieri di Vigevano e Ris nel fascicolo, sono i fascicoli fotografici cartacei e i supporti informatici... i cd, i supporti informatici in formato digitale. Tutto il resto a mio avviso non è nel procedimento». È il 17 marzo 2009 quando, nel processo di primo grado contro Alberto Stasi a porte chiuse, dalle giustificazioni del pm Rosa Muscio emerge l'inquietante circostanza che alcune foto dell'omicidio di Chiara sono sparite. Gli avvocati di Stasi, già nelle settimane precedenti, si erano resi conto che gli investigatori non avevano fornito tutta la documentazione fotografica della mattanza e dei luoghi del delitto di quel 13 agosto 2007. Ad alimentare i sospetti che qualcosa fosse stata nascosta agli occhi dei legali, un dettaglio emerso mentre i penalisti approntavano la strategia difensiva: saltavano i numeri progressivi che la fotocamera digitale aveva automaticamente affibbiato, scatto dopo scatto, ai file fotografici messi agli atti. Le richieste agli inquirenti di poter recuperare quelle immagini, per scoprire cosa avessero immortalato, erano rimaste tutte inascoltate. Così, durante l'udienza, il professor Angelo Giarda, all'epoca difensore di Stasi, aveva sollevato l'eccezione di nullità e inutilizzabilità del materiale fotografico in atti di fronte al giudice Stefano Vitelli, scrupoloso al punto da aver disposto la perizia grazie alla quale fu accertato che i carabinieri avevano cancellato l'alibi di Stasi e che al termine del dibattimento dichiarò l'imputato innocente. Il giudice Vitelli, dunque, aveva chiesto al pm Muscio se la Procura avesse ricevuto dai Ris i cd con le foto e alla risposta del magistrato, che sottolineava come nel fascicolo ci fosse solo quello che avevano già fornito alla difesa di Stasi, ammetteva che le altre foto scattate sulla scena del crimine erano ormai perse, perché sovrascritte utilizzando le fotocamere per altri casi. «Perché la memory card viene considerata dai pubblici ufficiali strumento tecnico per fare non solo il sopralluogo di Garlasco, ma tutti i vari sopralluoghi», aggiungeva. Mettendo così la pietra tombale su un altro dei gravi errori commessi dagli investigatori nel delitto di Chiara Poggi. Perché quelle foto, su una scena del crimine contaminata da operatori entrati senza calzari, avrebbero potuto rivelare dettagli importanti, alla luce della nuova inchiesta della Procura di Pavia che accusa Andrea Sempio per omicidio in concorso con altre persone, convinta che quella mattina del 13 agosto 2007 ci fossero più complici nella villetta di Garlasco. Senza contare che quelle immagini avrebbero potuto rendere ancora più millimetrica la Bpa (Bloodstain pattern analysis), lo studio delle macchie di sangue, effettuata dai Ris di Cagliari, che potrebbe rivelare nuove orme e impronte all'epoca dimenticate.
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