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Il piano Marshall per Kiev parte dal vertice di Roma. Meloni: pronti 10 miliardi
Ieri 11-07-25, 07:37
La quarta edizione della Ukraine Recovery Conference a Roma ha segnato un momento cruciale non solo per il futuro dell'Ucraina, ma anche per il ruolo dell'Italia sulla scena internazionale. Ospitato al centro congressi “La Nuvola” firmato Fuksas, l'evento ha riunito leader politici, imprenditori, istituzioni finanziarie e organizzazioni internazionali, affermando Roma come epicentro della diplomazia europea e della ricostruzione postbellica ucraina. Erano presenti i leader di dieci Paesi, tra cui il primo ministro polacco Donald Tusk, il presidente del governo spagnolo Pedro Sánchez, la commissaria europea Jutta Urpilainen e, in collegamento da Londra, il presidente francese Macron e il premier britannico Starmer. Per la prima volta nel formato della cosiddetta «coalizione dei volenterosi», ha partecipato anche una delegazione statunitense guidata dal generale Keith Kellogg. «Sono soddisfatta che per la prima volta proprio da Roma anche gli Stati Uniti partecipino a questo formato con l'inviato speciale del Presidente» ha commentato Meloni. Al centro della scena, l'incontro bilaterale tra Giorgia Meloni e Volodomyr Zelensky ha confermato e rafforzato l'alleanza tra Roma e Kiev. La premier italiana ha sottolineato che l'obiettivo dell'incontro è di aiutare l'Ucraina a costruire «quel futuro di pace, libertà e sovranità che la Russia con la sua guerra di aggressione vorrebbe negare». Aggiungendo con forza che «la pace si costruisce non con i buoni propositi, ma con la deterrenza». Zelensky ha rilanciato la necessità di un «piano coeso e chiaro di ricostruzione, simile al Piano Marshall», sottolineando di «contare sull'Italia, che sarà molto attiva su questo percorso». La premier italiana ha ribadito che l'Italia è «all'altezza di questa sfida» e ha deciso di contribuire attivamente, mettendo a disposizione risorse e firmando numerosi accordi, circa 200, per un valore stimato di oltre 10 miliardi di euro. Tra questi figurano intese fondamentali per la ricostruzione del patrimonio culturale e dei sistemi idrici nella regione di Odessa, divenuta simbolo dell'impegno italiano. Un esempio significativo di questa collaborazione è la costruzione della nuova ala dell'ospedale pediatrico di Odessa, citata dalla premier Meloni come testimonianza concreta della dimensione umanitaria dell'impegno italiano. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha inoltre siglato con la commissaria Urpilainen l'avvio di un fondo europeo di punta dedicato alla ricostruzione ucraina. Nel corso della conferenza, Meloni ha inoltre denunciato la mancanza di segnali di apertura da parte russa: «Da Mosca su nulla è arrivata disponibilità. Il nostro percorso è chiaro: continuare a sostenere l'Ucraina e aumentare la pressione sulla Russia», ha affermato, ribadendo la necessità di mantenere alta la pressione attraverso le sanzioni. Un messaggio condiviso anche dalla presidente moldava Maia Sandu, che ha ricordato come la stabilità dell'Ucraina sia indispensabile per la sicurezza dell'intera regione. «Offriamo il nostro territorio come corridoio logistico per la ricostruzione», ha dichiarato. A chiudere la giornata è stato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, con un intervento denso di significato politico e simbolico. «Questa conferenza – ha affermato – testimonia la vicinanza concreta della comunità internazionale a Kiev». Ha poi ricordato che il rispetto del diritto internazionale non è un'astrazione, ma «riflette il comune sentire dell'umanità» e che «non possono essere cinismo o indifferenza a guidare i comportamenti delle Nazioni». Così, questo incontro dimostra che l'Italia ha scelto di non restare ai margini dei grandi processi globali. In un'Europa ancora scossa dalla guerra e impegnata nella difficile costruzione della pace, Roma si è affermata come capitale operativa per la ricostruzione e ha ricordato, a se stessa e al mondo, che l'Italia può — e deve — ancora contare.
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