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Il tweet choc di Albanese, guru della sinistra: “Hamas non è organizzazione terrorista”
Oggi 25-08-25, 07:53
Una risposta tanto delirante quanto chiara, sibillina. Perché si può eccepire tutto a Francesca Albanese, tranne il coraggio delle sue (grottesche) posizioni. E così, su X, ieri ha pubblicato un tweet che lascia (nuovamente) sgomenti. «I relatori Onu seguono le regole dell'Onu che non chiama Hamas organizzazione terrorista. Non chiama terrorista nemmeno Israele che ha ucciso molti più civili. L'Onu condanna i crimini di entrambi. La differenza è che uno è l'occupante da oltre mezzo secolo, l'altro l'occupato». Per comprendere il contesto, è necessario fare un passo indietro. E ricordare la presa di posizione di Matteo Renzi, che durante la trasmissione «In Onda», ha smascherato la sinistra (che però, incredibilmente, appoggia politicamente): «Hanno giocato a palla con le teste dei bambini, Hamas sta nascondendo il cibo. Le persone di Hamas non le definisco nemmeno persone. Nemmeno Israele ha ucciso tanti palestinesi quanti ne ha uccisi Hamas». La nuova stella cometa dell'universo progressista, quella che ha preso il posto, tra gli altri, di Aboubakar Soumahoro e Ilaria Salis, non ha gradito l'uscita del senatore toscano. E l'ha buttata in caciara. «Sulla Palestina, la televisione Italia sembra spesso il souk delle castronerie. Questo intervento? La supercazzola di Amici Miei (il capolavoro di Mario Monicelli, ovvero la fiorentinità fatta cinema) sarebbe stata più seria». A quel punto Ivan Scalfarotto, senatore di Iv, ha preso il telefono in mano e ha twittato: «Disse quella che non riusciva a pronunciare le parole organizzazione terrorista accanto al nome Hamas». Questo l'ambito nel quale è nato l'ultimo delirio dell'Albanese, che va spiegato, punto per punto. Il primo aspetto surreale è che, ancora una volta, la paladina del Sol dell'Avvenire non è riuscita a dire, con chiarezza, qual sia la vera, autentica origine di Hamas. Ovvero quella di un'organizzazione terroristica che ha, al primo punto del proprio programma, la distruzione di Israele. La carta costitutiva di Hamas del 1988 dichiara che il suo obiettivo è di «sollevare la bandiera di Allah sopra ogni pollice della Palestina, cioè di eliminare lo Stato di Israele e sostituirlo con una Repubblica islamica». E all'articolo 11 si sostiene che «la terra di Palestina è un bene inalienabile, terra islamica affidata alle generazioni dell'islam fino al giorno della resurrezione. Non è accettabile rinunciare ad alcuna parte di essa». Ecco, basterebbe questo per fermarsi e riflettere. Ma c'è molto di più. Ancora una volta si sentenzia che Israele è l'occupante, negando la storia, dimenticando il 1948, il 1967 e, più recentemente, il 7 ottobre 2023. Minimizzando un'azione terroristica (noi, a Il Tempo, siamo abituati a chiamare le cose col proprio nome), l'uccisione e il rapimento di giovani, «colpevoli» solo di essere andati ad una festa. In realtà, il tweet dell'Albanese non solo mette sullo stesso piano l'unica democrazia del Medio Oriente (elezioni, popolo che decide, governo che si può contestare senza venire impiccati in piazza) con un'organizzazione fondamentalista, ma, addirittura, la ritiene peggiore di Israele. È davvero incredibile che la relatrice dell'Onu, l'unica in 80 anni di storia ad essere stata sanzionata (dagli Stati Uniti), sia stata portata in Parlamento. Una scelta che, Stefania Ascari, ha definito «un onore». Un preludio alla probabile candidatura, alle prossime elezioni politiche, nelle fila dei Cinque Stelle.
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