s

Il veterano di guerra Bohdan: "Ho perso le gambe, sogno di imparare di nuovo a camminare"
Oggi 04-09-25, 13:20
Nell'Ospedale di Rivne, ho incontrato Bohdan, giovane veterano di guerra che durante un'azione di assalto ha perso le gambe. Grazie a Domus Europa, il Centro Europeo di Cooperazione Italia - Ucraina, è stato operato dal medico italiano Alexander Gardetto. Raccontaci qualcosa su di te: da dove vieni, quanti anni hai? Cosa facevi prima della guerra? Mi chiamo Bohdan, vengo dalla regione di Leopoli e ho 35 anni. Prima della guerra lavoravo in un'azienda come capo di un piccolo reparto. Dove hai prestato servizio militare durante il conflitto? Ho servito nella 103ª brigata d'assalto della difesa territoriale, intitolata al Metropolita Andrey Sheptytsky. Ti ricordi com'è stato il tuo primo giorno al fronte? Sì. È stato… quasi divertente. Ci sparavano addosso e noi non avevamo nemmeno armi con cui rispondere. Ci nascondevamo, ma in quel momento non sembrava nulla di speciale. Eravamo ancora “intatti”, e ci sembrava tutto normale. Non avevamo nemmeno paura, a dire il vero. I proiettili esplodevano vicino, ma ci sembrava comunque tutto sotto controllo. Durante il servizio militare, hai vissuto momenti particolarmente forti o emotivi? Uno dei momenti più intensi è stato quando ho scoperto che un mio compagno d'armi dato disperso, era invece ancora vivo. Quelle sono emozioni forti, che vale la pena vivere. Perché in guerra vedi una persona, e non sai se la rivedrai il giorno dopo. A volte la vedi, e dopo 15 minuti ti dicono che è morta. La guerra è davvero così… terribile. Sei ancora in contatto con i tuoi compagni? Sì, so dove si trova il mio reparto adesso. Ci sentiamo, ci videochiamiamo. Mi raccontano com'è la situazione e si interessano alla mia salute, alla mia vita. Ora c'è anche una persona del mio reparto incaricata di seguirmi, di aiutarmi con documenti e questioni burocratiche. È una brigata d'assalto, e sono molto presenti. Chi ti ha aiutato e come sei arrivato in ospedale? Sono stati fondamentali i medici e il sostegno dei familiari. La cosa più importante — anche se può sembrare fuori luogo — è che, quando una persona subisce un trauma, non va compatita, ma supportata. La pietà può abbattere. Serve motivazione a vivere. Perché con certi traumi non si deve solo imparare a vivere di nuovo… bisogna anche imparare a sognare di nuovo. Come ti senti oggi, fisicamente e mentalmente? Fisicamente… combatto ogni giorno per sentirmi meglio. Mentalmente, a volte è dura. Rifletto sulle conseguenze della ferita, penso al futuro, a come sarà la mia vita. Per esempio, noto la mancanza di accessibilità in molti luoghi, ci sono ancora troppe barriere per i disabili e questo mi deprime un po'. Ricevi supporto psicologico? Dalla famiglia, dai medici? Sì, il personale medico mi sostiene molto. I miei genitori, i parenti, gli amici sono la mia forza. Mi aiutano ad uscire dalla depressione. Ripeto: serve supporto, non pietà. Riesci a immaginare il tuo futuro? Hai progetti? Vorrei solo tornare a vivere una vita in cui possa sentirmi utile. Vorrei dare il mio contributo personale per aiutare persone disabili come me. Voglio battermi per una società più accessibile e inclusiva Hai un sogno, un obiettivo personale? Il mio sogno? Imparare di nuovo a camminare… ma con disinvoltura e sicurezza. Vuoi lasciare un messaggio a chi, come te, ha subito ferite e sta cercando di ricominciare? Vorrei testimoniare che una ferita non è la morte, e non significa che la vita sia finita. È solo un nuovo capitolo — e noi siamo gli autori di quel libro. Oggi esistono tecnologie moderne, protesi… dobbiamo solo imparare a vivere di nuovo. Non bisogna avere paura di cadere, né di ricevere supporto. Spesso, lo dico per esperienza, abbiamo paura di chiedere aiuto perché temiamo di sembrare deboli. Ma non è così. Bisogna imparare ad accettare l'aiuto… e anche a vivere in autonomia nonostante la disabilità. Se c'è la possibilità di fare qualcosa da soli, allora sì: bisogna farla da soli. Parliamo ora dell'intervento chirurgico eseguito dal professor Alexander Gardetto. Com'è andata? Ci sono stati miglioramenti? L'operazione è andata molto bene. Dopo l'intervento sento che la gamba funziona in modo completamente diverso. Prima avevo dolori continui, ora si stanno riducendo e sto meglio. Oggi ho parlato con i tecnici ortopedici: mi hanno detto che c'è una dinamica positiva, che aiuterà nel processo di protesizzazione e anche nel mio sviluppo personale.
CONTINUA A LEGGERE
7
0
0
Guarda anche
Il Fatto Quotidiano

La confessione di Nadal: “Il tennis non mi manca. Il mio corpo disse basta”
Libero Quotidiano
