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In Sudamerica dichiarano guerra a Trump: "Bloccati gli aerei con i migranti"
26-01-2025, 18:54
Il presidente colombiano Gustavo Petro ha annunciato di aver vietato l'ingresso agli aerei militari statunitensi che trasportano migranti deportati, affermando che accetterà solo voli civili che gestiscano i migranti con «dignità». «Un migrante non è un criminale e deve essere trattato con la dignità che un essere umano merita. Ecco perchè ho respinto gli aerei militari americani che trasportavano migranti colombiani», ha scritto il presidente su X. Il primo presidente di sinistra dalla Colombia, apertamente critico nei confronti del suo omologo Usa Donald Trump, non ha detto quanti voli provenienti dagli Stati Uniti sarebbero atterrati in Colombia, né quanti migranti deportati trasportassero. «Non posso obbligare i migranti a restare in un Paese che non li vuole, ma se quel Paese li rimanda indietro, deve farlo con dignità e rispetto per loro e per il nostro Paese», ha sottolineato Petro. «Accoglieremo i nostri connazionali su aerei civili, senza trattarli come criminali», ha avvertito. Dall'insediamento di Trump il 20 gennaio, gli Stati Uniti non hanno espulso migranti irregolari in Colombia, ma lo hanno fatto in Guatemala e Brasile. Ieri il governo brasiliano ha chiesto spiegazioni a Washington per il «trattamento degradante» riservato ai migranti brasiliani irregolari in occasione della loro espulsione dagli Stati Uniti. Si tratta del primo episodio di tensione tra i governi di Donald Trump e Luiz Inàcio Lula da Silva. Mentre la Casa Bianca porta avanti l'offensiva anti-immigrazione avviata dal neopresidente fin dal suo insediamento, il Brasile vuole saperne di più sui volo con 88 propri connazionali a bordo proveniente dagli Stati Uniti e arrivato venerdì a Manaus (nord). «Non ci hanno dato acqua, eravamo legati mani e piedi e non ci hanno nemmeno permesso di andare in bagno», ha raccontato all'AFP Edgar Da Silva Moura, informatico di 31 anni, arrivato sul volo dopo sette mesi di detenzione negli Stati Uniti. «Faceva troppo caldo, alcuni sono svenuti», ha aggiunto. Intanto il governo messicano ha inaugurato nella città di confine di Tijuana il primo rifugio temporaneo annunciato dalla presidente, Claudia Sheinbaum, per accogliere i migranti deportati dagli Stati Uniti in base alle misure di Donald Trump. Il rifugio è stato allestito in un'area del centro commerciale Flamingos, a circa 15 chilometri dal valico di frontiera di San Ysidro, e secondo le autorità avrà tutti i servizi necessari a fornire un'«assistenza completa e rispettosa della dignità della persone». Sarà la funzionaria Monica Vega ad occuparsi di coordinare la struttura che offrirà anche servizi di assistenza medica e psicologica: «Siamo pronti a iniziare ad accogliere le persone che stanno tornando. Non abbiamo ancora ricevuto migranti fino ad oggi, ma siamo pronti ad accoglierli e ad assisterli 24 ore su 24». L'area - vicina al confine di El Chaparral - sarà sorvegliata da elementi della Guardia nazionale e dell'Esercito messicano: «Abbiamo pensato a questo posto - ha spiegato Vega - perché qui le misure di sicurezza sono facilitate e perché ha tutti gli elementi affinché i migranti possano ricevere un'attenzione degna». Si tratta del primo rifugio dei nove annunciati dalla presidente.
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