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Intervista a Eleonora Zoppo, la giovane arrotina di Roma: "Ho rubato con gli occhi i segreti di mio nonno"
19-10-2025, 11:17
«È arrivato l'arrotino e l'ombrellaio...arrota forbici, coltelli...». Lo conosciamo praticamente tutti questo ritornello, che oggi e solo in alcuni quartieri si fa a bordo di un'apetta, una volta era una bicicletta, nel caso di Zoppo coltelli, una Bianchi del 1945, modificata appositamente per diventare una bicicletta dell'arrotino. Le redini della tradizione Zoppo, bottega storica con più di 100 anni di attività all'attivo, in via Merulana, le ha prese Eleonora, che del proprietario di quella Bianchi, di fatto l'ultimo arrotino a Roma, è la nipote. Una donna, in una famiglia come lei stessa la definisce "patriarcale", che dalla mattina alla sera affila gli oggetti contundenti, portati dai suoi clienti. Chi sono i clienti e come è cambiata questa professione nel tempo? «Molti clienti sono commercianti, che devono affilare i coltelli, ma anche persone che non vogliono sbarazzarsi di forbici o attrezzature da giardinaggio antiche e che le portano da me a riparare. Io ricordo i racconti che facevano mio nonno e mio zio e che parlavano del lunedì mattina quando davanti a questa bottega c'era la fila di barbieri che dovevano affilare i loro rasoi. Oggi il rasoio a mano libera è una rarità. Poi c'è stato il consumismo, si acquistava di tutto, invece che riparare. Adesso sto notando un ritorno al passato, soprattutto da parte dei giovani che si stanno avvicinando al concetto del riciclo e del riutilizzo di quello che hanno in casa, che riparano più che comprare». Come ha imparato questo lavoro? «Guardando, ho rubato con gli occhi. Giorni e giorni dentro al laboratorio di mio nonno, che rientrava la sera dai suoi giri in bicicletta. Poi è scoppiata la passione, mi piace il fatto di riportare a nuovo oggetti che apparentemente non hanno speranza. È un lavoro che mi rilassa, ascolto musica, a volte ricevo clienti amici, la mia più grande soddisfazione è quando qualcuno mi dice "Non credevo potesse tornare come se fosse appena acquistato"». Quali sono gli oggetti che più portano a riparare? «Senza dubbio i coltelli. Si tratta dell'utensile più antico che usiamo ed è presente in tutte le nostre case. Nel mio negozio vendo anche coltelli che hanno più di 100 anni di storia e ci sono molti estimatori che li cercano e li acquistano». Come immagina il futuro di questo lavoro? Ci sarà? «Mi auguro che qualcuno prosegua dopo di me. Ho dei figli ma vorrei che prima facessero il loro percorso. Ci sono anche dei giovani che vengono qui e fanno un po' di gavetta. Mi fanno vedere come affilano piccoli coltellini o un paio di forbici e mi chiedono di dar loro delle dritte se volessero intraprendere questo lavoro. Devo dire che dell'interesse al lavoro manuale l'ho notato e forse è anche perché si tratta di un ambiente affascinante, ma ovviamente dirlo è tirare acqua al mio mulino».
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