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Israele esclusa dalla Fiera del Levante. Giubilei e Tatarella: "A Bari deriva ideologica"
Oggi 18-08-25, 09:50
Il mondo occidentale si fa sentire contro la folle scelta del comune di Bari di escludere Israele dalla Fiera del Levante. Decisione presa subito dopo la discutibile consegna delle chiavi da parte del Sindaco dem Vito Leccese alla relatrice speciale ONU Francesca Albanese, donna che non condanna Hamas in quanto organizzazione terroristica. O meglio, fa proprio fatica a dirlo. In un Paese dominato da una sinistra che vive di slogan sulla libertà di espressione, ecco che non c'è nulla di più illiberale di una simil decisione. A parlare di «pericolosa deriva ideologica» sono Francesco Giubilei e Fabrizio Tatarella, presidente e vicepresidente della Fondazione Tatarella, che stigmatizzano scelte di questo genere. «La decisione della Fiera del Levante di Bari di escludere Israele su invito del sindaco, è sbagliata nella forma e nella sostanza. Nella forma perché la fiera comunica la sua posizione con un comunicato di parte e ideologico che non si addice a un ente istituzionale. Emblematica in tal senso è la scelta di utilizzare il termine ‘genocidio' (non condiviso da personalità come la senatrice a vita Liliana Segre). Nella sostanza poiché l'identificazione di tutto lo stato di Israele e di tutti gli israeliani con le scelte politiche del governo israeliano è non solo errata ma pericolosa e discriminatoria rischiando di esacerbare sentimenti antisraeliani a Bari e in Italia», sottolineano. E ricordano come questo abbia anche comportato l'abbandono della città, giustamente, da parte di Nicola Porro che organizzava lì il suo evento “La Ripartenza”: «Il boicottaggio e la censura sono forme che non si addicono alle democrazie ma, ciò che colpisce di più, è la parte finale del comunicato della Fiera in cui si legge: ‘nessun altro paese è stato interdetto dalle attività economiche e istituzionali della Fiera del Levante'. Perciò se l'Iran o la Corea del Nord dovessero iscriversi verrebbero accettati? Evidentemente le scelte etiche vanno bene solo quando servono per un facile consenso politico». C'è una cosa che la sinistra ci insegna ogni giorno, con ogni singola scelta che compiono e ogni battaglia fittizia che portano avanti: sono il simbolo dell'incoerenza che non si ferma nemmeno davanti a un antisemitismo dilagante che sta attanagliando il nostro Paese.
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