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Israele verso l'occupazione fissa di Gaza. Con lo spostamento degli abitanti nei paesi arabi
Oggi 06-05-25, 09:16
La Striscia di Gaza torna sotto i riflettori, ma stavolta l'obiettivo di Israele non sembra limitarsi a semplici incursioni. “Distribuiremo il cibo, aiuteremo la gente di Gaza, sono affamati”, ha dichiarato Donald Trump, aprendo la strada a una nuova fase dell'intervento israeliano. Parole che celano, però, una strategia ben più ampia: non solo corridoi umanitari, ma un ritorno stabile delle truppe dell'Idf nelle aree conquistate, con una presenza che si prefigura a lungo termine. L'operazione militare in corso nel Nord della Striscia, con la popolazione palestinese nuovamente spinta verso Sud, viene giustificata dall'urgenza di garantire la distribuzione degli aiuti umanitari. Tuttavia, dietro le dichiarazioni ufficiali, emergono segnali evidenti di una svolta. Il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, esponente dell'estrema destra, non ha usato mezzi termini: la parola giusta per descrivere quanto sta avvenendo è “occupazione”. Secondo fonti militari riportate dal Jerusalem Post, Israele intende mantenere il controllo di ogni zona conquistata, seguendo il modello già applicato a Rafah: “L'Idf rimarrà in ogni area conquistata, e gestirà ogni zona ripulita secondo il modello Rafah nel Sud, dove tutte le minacce sono state eliminate e l'area è diventata parte della zona sicura”. Si tratta di una rottura netta con il passato. Dopo il ritiro voluto da Ariel Sharon nel 2005, Israele aveva rinunciato a presidiare Gaza stabilmente. Negli ultimi diciannove mesi di conflitto, l'intervento si è limitato a colpire postazioni di Hamas e garantire passaggi sicuri per le truppe. Oggi, però, l'obiettivo sembra essere la stabilizzazione permanente di una nuova presenza militare. In questo contesto, la sorte degli ostaggi israeliani – 59 secondo i dati ufficiali – appare secondaria. Il governo Netanyahu, riferiscono fonti della sicurezza, considera la distruzione di Hamas una priorità assoluta, anche a scapito del salvataggio dei rapiti. Parallelamente, prende corpo un'idea controversa, riferisce il Messaggero, condivisa da Netanyahu e da Trump: ridislocare parte della popolazione di Gaza verso altri Paesi arabi. Un piano che urta con ogni norma internazionale, ma che, tra le righe, sembra entrare nell'orizzonte strategico delle due amministrazioni. Non a caso, si ipotizza che l'offensiva finale possa essere rinviata per non creare attriti con la visita di Trump in Medio Oriente prevista nei prossimi giorni. La guerra, per ora, sembra destinata a non finire.
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