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La Fed un'arma per le sue guerre. E Donald licenzia la governatrice
Oggi 27-08-25, 09:51
Donald Trump ha annunciato di aver rimosso con effetto immediato la governatrice della Federal Reserve, Lisa Cook, accusandola di frode ipotecaria: avrebbe dichiarato come residenza principale due immobili a pochi giorni di distanza per ottenere mutui più vantaggiosi. Ma perché lo fa? Non è una boutade, non è un capriccio di potere. È un'idea che lega in modo brutale la politica monetaria americana agli interessi immediati di un presidente che non ha mai nascosto di vedere il mondo come un'arena di conflitti: commerciali, militari, geopolitici. La Federal Reserve, indipendente per statuto, è nata proprio per impedire che il denaro diventasse un'arma di consenso politico. Trump ribalta la logica: vuole la Fed al guinzaglio, perché sa che i tassi d'interesse decidono molto più che il costo di un mutuo. Decidono se l'America può finanziare le guerre senza esplodere di debito, se la potenza militare si accompagna o meno alla potenza finanziaria. In questa chiave, la rimozione del governatore non sarebbe solo un atto autoritario. Sarebbe un colpo di mano strategico: sostituire la neutralità della banca centrale con un obiettivo politico-militare. In pratica, trasformare la Fed in una “arma silenziosa” a servizio delle campagne di Trump. Ora immaginiamo lo stesso copione in Europa. Un presidente del Consiglio che decide di cacciare il governatore della Bce. Al di là dell'impossibilità formale — i trattati blindano l'indipendenza della Banca centrale — resta lo scenario. L'euro, a differenza del dollaro, non è sostenuto da un Tesoro unico o da un esercito federale. È sostenuto da una sola istituzione: la Bce. Se quella cade sotto il ricatto politico, cade la moneta. E con la moneta cade l'Europa. Ma non solo: l'Ue avrebbe la tentazione di usare i tassi d'interesse come arma di guerra. Sostenere le spese militari abbassando il costo del denaro, scaricare i rischi sui risparmiatori, manipolare l'euro per rafforzare un'agenda geopolitica nazionale. Sarebbe la fine del compromesso comunitario, il ritorno a una logica di Stati-nazione che si combattono con la moneta. Trump può permettersi di minacciare la Fed perché l'America ha una struttura politica solida e un dollaro che resta il pilastro dei mercati globali, anche nella tempesta. L'Europa, invece, non ha questa rete di protezione. Da noi l'indipendenza della Banca centrale non è un dettaglio tecnocratico: è l'ultimo argine alla frattura dell'Unione. Se Trump fa della Fed un'arma per le sue guerre, è un rischio per il mondo. Se l'Europa cade nella stessa tentazione, è un suicidio.
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