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La Flotilla finisce in farsa, il dem denuncia Israele: "Mi hanno fregato telefono e sigarette"
Oggi 06-10-25, 19:06
"La prima cosa che ho fatto appena tornato in Italia è andare al posto di polizia a denunciare l'esercito israeliano perché mi hanno fregato il telefono, me l'hanno sequestrato e mai restituito. Quindi, tecnicamente, si è trattato di un furto". Inizia così il lungo racconto del deputato Pd Arturo Scotto, che oggi, a Un Giorno da Pecora, su Rai Radio1, ha spiegato nei dettagli le ore che hanno sancito la fine della sua partecipazione alla Global Sumud Flotilla. Come hanno preso la sua denuncia le forze dell'ordine? "I poliziotti sono stati molto solidali, così sono potuto andare a richiedere una copia della mia sim card telefonica. Ma la cosa che mi fa più rabbia è che mi abbiano fregato pure le sigarette, 8 pacchetti". Ci racconti cosa le è successo dopo l'abbordaggio della vostra imbarcazione. "Ci hanno portato nel porto di Ashdod e poi in un hub militare, dove non c'era nessuno dell'ambasciata italiana né il nostro avvocato israeliano. Poi ci hanno perquisito 4 o 5 volte e ci hanno fatto firmare il foglio per il rimpatrio, a cui abbiamo apposto una postilla, dicendo che noi avevamo agito nel pieno del diritto internazionale. Il tutto, ricordiamolo, senza poter chiamare un avvocato. Quando ci hanno portato ai telefoni - ha detto Scotto a Un Giorno da Pecora - abbiamo scoperto che non avevano la linea…" Poi cosa è accaduto? "Siamo stati portati all'interno di una camionetta della polizia, nella quale veniva messa l'aria condizionata a palla, prima freddissima poi caldissima, veniva accesa e poi spenta continuamente la luce e veniva tenuto il motore acceso per fare più rumore. Dopo tre ore, sono sceso perché volevano farmi fare una foto con gli altri 4 parlamentari, poi di nuovo sulla camionetta per un'ora. Successivamente ci hanno chiesto di fare un video per dire che stavamo bene, richiesta a cui noi abbiamo risposto che non avremmo fatto nulla fin quando non ci avrebbero lasciato parlare col vice ambasciatore italiano". A quel punto cosa è successo? "Ci hanno messo in altre cellette, con lo stesso trattamento. Siamo andati in aeroporto per verificare i nostri bagagli, subito dopo ci hanno portato nuovamente in cella per poi tornare, stavolta definitivamente, in aeroporto, dove siamo riusciti a parlare col vice ambasciatore". Il quale, tra le altre cose, si è speso per farvi avere almeno un caffè. "Richiesta che però gli israeliani hanno rifiutato. Saliti finalmente su un aeroplano, con una piccola folla di persone che da terra ci insultava, ci sediamo negli ultimi posti del volo. A quel punto, il capitano del volo comunica a tutti i passeggeri che a bordo c'erano 4 parlamentari italiani della Flottiglia Hamas, così da provocare fischi e contestazioni. Eravamo noi, completamente soli, senza nessuno dell'ambasciata né addetti militari, ha concluso il deputato a Rai Radio1 - con un ragazzino che per 3 ore passava davanti a noi urlandoci che eravamo terroristi ed amici di Greta".
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