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La lettera di Alemanno a Mattarella: "Carceri sovraffollati, una piaga devastante"
02-06-2025, 08:35
Gianni Alemanno, già ministro e sindaco di Roma, e Fabio Falbo, detenuto al Braccio G8 di Rebibbia, scrivono una lettera al presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della Festa della Repubblica. Il tema è il sovraffollamento delle carceri, una piaga devastante che mina anche il percorso di reinserimento nella società sancito dalla Costituzione. Il testo: Signor Presidente, come persone detenute nel Carcere di Rebibbia abbiamo molto apprezzato il messaggio da lei inviato il 15 maggio scorso alla Coordinatrice dei Magistrati di sorveglianza, dott.ssa Monica Amirante, in cui ha richiamato "al pieno rispetto dei diritti dei detenuti". Questo messaggio ha fatto seguito alle parole da Lei pronunciate in occasione della Festa della Polizia penitenziaria del 25 marzo scorso, in cui ha ricordato il "grave fenomeno del sovraffollamento" negli istituti penitenziari. Per questo motivo ci rivolgiamo a Lei per chiedere un ulteriore intervento a tutela dei diritti sanciti nell'Articolo 27 della Carta costituzionale, proprio in questo momento in cui le forze politiche, di maggioranza e di opposizione, si stanno finalmente confrontando per individuare una proposta di legge in grado di porne rimedio alla piaga del sovraffollamento delle carceri italiane. Signor Presidente, per nostra diretta esperienza, Le possiamo testimoniare che questa piaga ha effetti devastanti non solo sulla vita quotidiana delle persone detenute, che passano le loro giornate in istituti di pena dove - secondo gli stessi dati del Ministero della Giustizia - vi è un sovraffollamento medio del 120,1%, con uno spazio nelle celle per ogni singola persona detenuta nettamente inferiore agli standard previsti dalla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo. Quello che viene irrimediabilmente compromesso in questa situazione è anche la possibilità di costruire percorsi concreti di rieducazione e di reinserimento delle persone detenute. Lo squilibrio che con il sovraffollamento si genera tra il numero delle persone detenute e quello dei giudici e cancellieri dei Tribunali di Sorveglianza, degli educatori e degli psicologi presenti negli istituti di pena, nonché degli stessi Agenti di Polizia Penitenziaria, determina un costante ritardo e una sostanziale disattenzione nella valutazione delle condizioni che consentono alle persone detenute di accedere alle pene alternative previste dalla legge. Come ha recentemente sottolineato l'Avv. Fabio Pinelli, vecepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura: "Il sovraffollamento e la carenza di personale compromettono gravemente la possibilità di un rapporto diretto e continuo tra magistrato e detenuto." È una spirale perversa che porta verso il completo collasso del sistema penitenziario: già oggi il delta tra uscite e nuovi ingressi fa crescere ogni anno il numero delle persone detenute di circa 13.000 unità, l'impossibilità di accedere alle pene alternative farà esplodere questi dati. Dobbiamo arrendere, noi che ci consideriamo la Patria del Diritto, una muova condanna della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo per tentare di porte rimedio? Signor Presidente, Le stiamo scrivendo alla vigilia del 2 giugno, Festa della Repubblica Italiana, il giorno in cui ricorre la promulgazione della nostra Carta costituzionale. Il primo fondamento per la rieducazione, prevista dall'art. 27 della Legge fondamentale, è il recupero della fiducia nelle Istituzioni e nei valori costituzionali da parte delle persone detenute. La sicurezza del cittadino non si garantisce negando i diritti delle persone detenute, ma combattendo la recidiva che cresce inevitabilmente in carceri sovraffollati e fatiscenti, dove nessun percorso di rieducazione può essere seriamente garantito. Non sono ragionamenti puramente di principio, perchè il numero di recidive in istituti dove i percorsi di rieducazione funzionano è nettamente inferiore a quello di altre strutture carcerarie che si limitano a tenere recluse le persone detenute. Il sovraffollamento non opprime solo i corpi delle persone detenute, ne schiaccia verso il basso la personalità, li spinge a subire i peggiori condizionamenti, aumenta la distanza e il risentimento verso le Istruzioni. Le chiediamo pertanto, come Custode della Costituzione, di sostenere la spinta che oggi sta crescendo nelle forze politiche e nel nostro Parlamento verso un intervento di clemenza, individuato in un incremento della librazione anticipata già prevista in caso di buona condotta. Sappiamo bene che lei non può intervenire direttamente nel processo di formazione delle leggi, ma crediamo che non Le manchino gli strumenti e l'autorevolezza per operare una moral suasion in grado di vincere perplessità e resistenze. La salutiamo con deferenza, ringraziandola ancora per l'attenzione e per la sensibilità che ha sempre dimostrato nei confronti della popolazione detenuta. Roma, Carcere Rebibbia N.C. R 28 marzo 2025
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