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Cronaca
Il sovraffollamento carcerario è al 134%. Il caso di Milano San Vittore
Ieri 07-06-25, 17:49
AGI - Sono 62.722 i detenuti presenti nelle carceri italiane, a fronte di 46.706 posti disponibili. È quanto emerge dall'ultimo report del Garante nazionale delle persone private della libertà, nel quale si parla di un indice di sovraffollamento del 134,29% a livello nazionale e di un " significativo aumento" del numero di presenze in carcere - con un incremento di 10.499 unità - registrato dal dicembre 2020. Nel suo documento - che riporta dati aggiornati al 30 maggio scorso - il Garante evidenzia anche che la capienza regolamentare è pari a 51.285 unità e che il divario ( -4.579) rispetto ai 46.706 posti effettivamente disponibili è dovuto " all'attuale inagibilità di diverse camere di pernottamento, e in alcuni casi, di intere sezioni detentive", come avviene ad esempio a Milano San Vittore, dove ciò determina un indice di sovraffollamento del 208,9%. Istituti con sovraffollamento critico E ancora: sono 157 (pari all' 83%) gli istituti penitenziari con un indice di affollamento superiore al consentito: in 63 di questi (pari al 33%) tale indice risulta pari e superiore al 150%. Tra i penitenziari con maggior tasso di sovraffollamento, il report del Garante - oltre a Milano San Vittore - segnala quelli di Lucca (236,84%), Foggia (218,06%), Brescia Canton Monbello (202,75%), Lodi (193,18%), Roma Regina Coeli (191,96%), Varese (190,57%), Como (189,82%), Bergamo (187,42%) e Chieti (187,34%). Disparità regionali nella gestione Dall'analisi del Garante su base regionale, inoltre, emerge una " situazione disomogenea": la quasi totalità delle regioni ( 17) registra un indice di affollamento superiore agli standard e solo 3 si collocano al di sotto della soglia regolamentare. Regioni quali Puglia (170,72%), Lombardia (153,28%), Molise (153,20%), Friuli Venezia Giulia (152,53%), Basilicata (150%), Lazio (148,73%), Veneto (149,12%), mostrano, scrive il Garante, " un preoccupante indice di sovraffollamento, in buona parte determinato dal divario in negativo tra persone detenute presenti e posti regolarmente disponibili". Un problema strutturale e non emergenziale Il sovraffollamento degli istituti penitenziari " non può essere definito un'emergenza - si legge nel report del Garante - ma piuttosto una costante del sistema penitenziario che solo in alcuni momenti ha subito una deflazione", come, ad esempio, durante la pandemia Covid. " Le strutture penitenziarie sono ricettive al di sopra della loro capacità, ospitano un numero di detenuti che supera la capienza regolamentare creando precarietà nella vita quotidiana", rileva il Garante, osservando che " l'incremento del numero dei detenuti è dovuto agli ingressi in carcere in esecuzione di provvedimenti passati in giudicato". Un dato, questo, che " impone qualche riflessione - aggiunge - prima fra tutte quella sulla durata del processo in assenza di misure cautelari restrittive, e, di seguito, la possibilità, in presenza dei presupposti previsti, per l'ammissione a misure alternative alla detenzione". L'importanza delle misure alternative Secondo il Garante, un'" attenzione particolare" va data al " necessario potenziamento al ricorso alle misure alternative", soprattutto se "si valuta la presenza in carcere di persone che per pena inflitta o per residuo di pena da 0 a 3 anni che potrebbero accedere all' esecuzione penale esterna, in presenza dei presupposti di legge". Le persone detenute con pena residua fino a 3 anni sono infatti 23.995: escludendo i condannati per i reati più gravi previsti dall'articolo 4 bis che, in media, rappresentano circa il 16%, le persone che potrebbero beneficiare del sistema delle pene alternative sono circa 20mila. Verso un sistema penale sostenibile Infine, " non può non evidenziarsi - conclude il Garante - che il sistema sanzionatorio deve potenziare l'implementazione di percorsi di giustizia riparativa, in particolare per i reati di minore gravità, che incidano sui processi di responsabilizzazione dell'autore del reato e contestualmente alleggeriscano il sistema penitenziario": dunque, " è necessario un approccio integrato che congiunga la riforma del sistema penale, l'espansione delle misure alternative e un forte impegno verso la rieducazione e il reinserimento sociale delle persone detenute" che " potrebbe contribuire significativamente a risolvere, in parte, il problema del sovraffollamento".
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