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La patrimoniale Cgil spacca il sindacato. Fumarola dice “no” e Landini la bacchetta
Oggi 11-11-25, 08:49
La patrimoniale di Maurizio Landini non solo fa discutere la politica tutta, preoccupata per un provvedimento da Unione Sovietica, ma spacca in due le rappresentanze dei lavoratori. La proposta di tassare dell'1,3% i patrimoni netti superiori ai due milioni di euro non convince la Cisl. «No a nuove tasse – sottolinea la segretaria generale Daniela Fumarola – ma bisogna far rispettare quelle che già ci sono». Bisogna, a suo parere, invece, «incidere sulla lotta all'evasione fiscale, facendo pagare tutti, compreso chi ha la flat tax». Secondo la professionista, dunque, non servono altri scioperi, ma occorre collaborare con le istituzioni. Una presa di posizione, però, che non convince la Cgil e, anzi, fa irritare il solito Maurizio, che rispondendo al ministro Tajani, che lo avevo accusato di fare politica bloccando il Paese, se la prende con i colleghi che la pensano diversamente: «Io non ho – dice ai cronisti – particolari mire. Come si è visto, ci sono andati altri sindacalisti al governo». L'ultima crociata del compagno, però, stavolta, non convince neanche la sinistra tutta. A bocciarla non c'è il solito leader di Forza Italia, che colpevolizza di emulare la mai dimenticata Urss o il suo alleato Matteo Salvini, che addirittura gli rimprovera di non conoscere quel mondo che dovrebbe tutelare, ma ci sono anche diversi big del campo largo, preoccupati di cedere, con tali esternazioni, importanti fette di elettorato alla maggioranza guidata da Giorgia Meloni. A prendersela con Landini, dunque, è il leader di Italia Viva Matteo Renzi: «La nostra presidente – sottolinea nella sua enews - ha aumentato la pressione fiscale eppure da una settimana viene accusata di “aver tagliato le tasse ai ricchi”. È una follia. Intanto perché non l'ha fatto. Ma soprattutto perché quella fascia che viene considerata ricca (chi ha più di duemila euro di stipendio) è stata comunque punita con un intervento sulle detrazioni». L'accusa alla Cgil, dunque, è quella di portare avanti «un dibattito lunare» che penalizza soprattutto la minoranza in Aula. La sinistra, secondo l'ex premier, «dovrebbe incalzare Meloni sul fatto che nella vita quotidiana aumentano bollette, mutui, gasolio e alimentari», non rilanciare ipotesi di nuove patrimoniali. L'obiettivo dei progressisti, per Matteo, dovrebbe essere far ridere i poveri, senza far piangere tutti gli altri: «Non siamo contro la ricchezza, ma contro la povertà». Con questo tipo di campagne, secondo i riformisti, si finisce solo per far passare la premier come «statista». La strana novità, in tal caso, però, è soprattutto un'altra: a scaricare Landini, in questo particolare frangente, c'è anche quel Giuseppe Conte che, fino a ieri, lo aveva supportato in ogni possibile battaglia. Il capo dei pentastellati, infatti, chiarisce come la patrimoniale sui super ricchi «non è all'ordine del giorno». Ecco perché su un tema economico cruciale per il Paese si prefigura l'insolita intesa tra i due ex presidenti del Consiglio, che, fino a ieri, se ne sono dette di cotte e di crude e adesso possono vantarsi di avere finalmente una posizione in comune.
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Il Tempo
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