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"La politica ha favorito gli omicidi": Landini choc sul primo maggio. E sfida Renzi
Oggi 01-05-25, 07:58
C'è un “top gun” in Corso Italia, pronto a fare terra bruciata. Insomma, a “sparare” a zero, anche per ritagliarsi un ruolo di tutto rilievo nel campo largo. Se qualcuno cercasse un federatore, insomma, sa dove trovarlo. Così Maurizio Landini ha preso sul serio il ruolo di “incendiario”: ogni giorno un'intemerata, titoli a raffica e polemiche a non finire. Come ieri, durante un'iniziativa contro il Jobs Act, il segretario della Cgil non ci ha pensato due volte, e sulle morti sul lavoro ha tuonato: «Siamo di fronte a dei veri e propri omicidi, non delle fatalità. Siamo di fronte a un modello di fare impresa e mercato che uccide, che è stato favorito dalla politica e dal Parlamento con le leggi. Quindi basta chiacchiere, è il momento di agire e intervenire». E ancora: «C'è una responsabilità precisa, non basta adesso far finta di piangere e dire che le cose non vanno». Il riferimento alle iniziative annunciate per il 1° maggio da Giorgia Meloni è evidente: «Non è il momento delle chiacchiere o degli annunci, ma dei fatti». Si infuria la vicepresidente del Senato Licia Ronzulli: «Iscritti alla Cgil, aprite gli occhi e guardatevi da un segretario che tutto fa, tranne tutelare i vostri interessi». La senatrice di Forza Italia inquadra il comportamento abituale del leader di Corso Italia: «È un incendiario che soffia sul fuoco del malcontento, sostenendo che le morti sul lavoro "sono omicidi" provocati dalla politica, e poi sbatte le porte in faccia a ogni tentativo di confronto con il governo». E dire che per Maurizio Landini questo è il momento propizio: l'8-9 giugno si voterà per 5 referendum, quattro dei quali promossi dal sindacato rosso. «Contro il Jobs Act», la legge voluta da Matteo Renzi nel 2015 ed approvata da tutto il Pd. Il segretario della Cgil ha così offerto la possibilità a Elly Schlein di distinguersi un'altra volta: il Nazareno voterà per l'abrogazione di un provvedimento che aveva scritto. Un “pentimento” che avrà un costo: è lungo l'elenco dei parlamentari che non seguiranno le indicazioni di partito, da Graziano Delrio ad Alessandro Alfieri, da Marianna Madia a Lia Quartapelle, da Simona Malpezzi a Giorgio Gori. Landini sa che il vero nemico da affrontare sarà il quorum: difficile raggiungere il 50% degli aventi diritto al voto più uno. Così “arruola” anche il nemico di un tempo, il padre della contestata misura sul lavoro, l'ex Presidente del Consiglio. «Siamo pronti a confrontarci con tutti: con Renzi, le forze politiche, il governo. Non abbiamo ancora avuto una risposta, noi insistiamo perché tutti si impegnino e chiedano alle persone di andare a votare», si sgola il segretario della Cgil. Uno scenario che inquieta il Pd: presentarsi agli italiani per il referendum mostrando la divisione plastica tra i partiti che sosteranno il Sì (i dem, il M5S e Avs) e Italia Viva dall'altra parte della barricata, per il No. Tra top gun e pentimenti, il solito fritto misto.
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