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La protesta delle Camere penali: "Garlasco, gli avvocati non si facciano pubblicità"
27-05-2025, 12:04
La riapertura del caso Garlasco a 18 anni dal delitto di Chiara Poggi per il quale è in carcere in via definitiva il fidanzato Alberto Stasi ma vede indagato per omicidio in concorso Andrea Sempio, sta dominando talk show e social. L'attenzione dell'opinione pubblica è altissima e i protagonisti della "narrazione" sono necessariamente gli avvocati del caso. Dai difensori di Alberto Stasi, Antonio De Rensis e Giada Bocellari, a quelli di Sempio ossia Massimo Lovati e Angela Taccia, che dibattono in tv quotidianamente in una sorta di processo anticipato. Ora l'osservatorio deontologia dell'Unione delle Camere Penali Italiane chiede un freno. Gli avvocati possono comunicare "con i media" per "l'esclusivo interesse del diritto di difesa dell'assistito" ma devono "assolutamente" evitare che la "propria esposizione mediatica possa apparire, anche solo indirettamente, di carattere autopromozionale", ammonisce l'associazione degli avvocati sui rapporti fra avvocatura, mezzi di informazione e social network sul caso del delitto di Garlasco. L'UCPI si riferisce a tutti gli "avvocati che a vario titolo parlano del caso, o che commentano sui social network iniziative giudiziarie proprie o di altri". Il codice deontologico "non prevede un divieto" perché i legali possono "esercitare il diritto di difesa" anche "fuori dal processo" e "quindi anche nel processo mediatico". Il comunicato elenca un prontuario di 6 punti per farlo nel "rispetto dei doveri deontologici". Oltre al divieto di autopromozione (reale o percepita dall'esterno) "l'interlocuzione del difensore con i mezzi di comunicazione è consentita esclusivamente per tutelare il diritto di difesa del proprio assistito e nei limiti normativi e deontologici", si legge. Divieto di "fornire notizie coperte dal segreto di indagine anche laddove fosse autorizzato dal proprio assistito" ispirandosi "sempre a criteri di equilibrio e misura nel rispetto dei doveri di discrezione e riservatezza". "Prestare attenzione - scrive l'osservatorio al terzo punto - alle forme, ai contenuti, ai tempi ed alle modalità delle proprie comunicazioni con i media assicurandosi che non siano mai denigratorie nei confronti delle altre parti processuali". Quarto: "Completezza e correttezza della propria comunicazione soprattutto dal punto di vista tecnico assicurandosi rigorosamente che i contenuti veicolati siano ineccepibili". Da ultimo "osservare i doveri di dignità e decoro della propria reputazione e dell'immagine della professione anche al di fuori dell'esercizio della funzione difensiva". Dai talk del mattino all'approfondimento serale, difficile non trovare legali e consulenti coinvolti in questo caso. Ora gli avvocati chiedono un freno al protagonismo.
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