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La sinistra stecca su Venezi, FdI: "Attaccata perché fuori da certi circoli"
Oggi 28-09-25, 11:44
Non si spengono le polemiche riguardo la nomina di Beatrice Venezi a direttrice musicale stabile del Teatro La Fenice di Venezia. Ad aprire lo stato di agitazione, un documento firmato dalle professoresse e dai professori dell'orchestra della Fenice che ne hanno chiesto “la revoca”. Poi nella serata di ieri lanci di volantini a teatro. La protesta non riguarderebbe solo la figura della Venezi, ma anche le modalità con cui è stata adottata la decisione. Secondo i dipendenti, l'iter che ha portato alla sua nomina è stato caratterizzato da mancanza di trasparenza e di confronto interno. Ma c'è chi avanza il sospetto che le contestazioni alla Venezi non siano divampate a causa di meriti artistici e professionali che le mancherebbero ma per le etichette politiche che le vengono appiccicate. Del resto, la brava direttrice musicale ha sempre difeso con coraggio le proprie idee (basti pensare alla questione delle quote rosa) e non ha mai nascosto la sua amicizia con la premier Giorgia Meloni. "Beatrice Venezi paga il non appartenere al 'circoletto'. Ha più di 160 concerti sinfonici e 50 spettacoli d'opera all'attivo, è stata Forbes under30, ha codiretto Sanremo. È una professionista riconosciuta internazionalmente”, ha dichiarato in una intervista al Corriere della Sera Federico Mollicone, presidente di Fratelli d'Italia della commissione Cultura della Camera. L'esponente politico ha rincarato la dose affermando che sulla vicenda “la sinistra ulula solo perché Beatrice Venezi non ha tessere di partito". Secondo Mollicone "la nomina è autonoma del Sovrintendente, come è successo in passato e come succede in tutte le fondazioni lirico sinfoniche". Lo stesso esponente di Fdi ha anche contestato l'esistenza di un 'amichettismo di destra' e ribadisce "la volontà di costruire una sintesi nazionale e rendere finalmente plurali le istituzioni culturali". Quanto alle accuse su una presunta carenza di classe dirigente per Mollicone "è la classica domanda che viene sollevata quando la persona nominata è lontana dalla cupola di sinistra. Il nostro governo cerca la sintesi anche laddove ci sono maggioranze asimmetriche nelle fondazioni e nelle istituzioni culturali". "Vogliamo che gli italiani- ha aggiunto- si riconoscano in un immaginario italiano superando il concetto di 'egemonia' e arrivando ad una sintesi tra diverse culture”. Mollicone ha concluso evidenziando che “quella che oggi resiste non è una egemonia culturale partitica ma una casta 'intellettuale', autonominatosi così dall'elite di sinistra".
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