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L'autonomina di Lucano. Così il sindaco decaduto firma l'incarico a se stesso
17-04-2025, 09:55
L'ultima trovata del sindaco dei migranti per non perdere la poltrona? Autoconferirsi l'incarico di responsabile dell'area tecnica del Comune. È il clamoroso decreto sindacale emanato da paladino del modello Riace Mimmo Lucano come escamotage per sottrarsi alla legge Severino, in base alla quale la Prefettura di Reggio Calabria ha avviato l'azione popolare per la rimozione dell'eurodeputato di Avs dalla carica di primo cittadino, a seguito della condanna in via definitiva a 18 mesi, con pena sospesa, per un falso relativo a una delle 57 delibere contestate all'esponente del partito di Fratoianni e Bonelli nell'inchiesta per irregolarità nella gestione dei profughi. Nelle ultime settimane, d'altronde, Lucano e la sua maggioranza le avevano tentate tutte pur di mantenere il potere sulla cittadina della costa ionica reggina, dove il pregiudicato era stato eletto sindaco nel giugno scorso, quando è riuscito ad accaparrarsi una poltrona al Parlamento europeo accanto alla sua collega di partito Ilaria Salis, candidata dal duo delle meraviglie al fine di sottrarla al processo in Ungheria. A febbraio scorso, però, sulla testa di Lucano è calata la spada di Damocle della Cassazione, che ha reso definitiva la condanna emessa dai giudici dell'Appello, i quali avevano ridotto la pena di 13 anni e due mesi, inflitta in primo grado, a solo un anno e mezzo. Nonostante per lui non si siano aperte le porte del carcere, per il Viminale non c'è modo che Lucano scampi alla legge Severino. Tanto che la Prefettura, a distanza di un mese dalla sentenza della Cassazione, ha accertato che non solo il paladino dei migranti era incandidabile, ma che va dichiarato decaduto dalla carica di sindaco di Riace. E a metà marzo scorso l'Ufficio territoriale del governo ha mandato una comunicazione ufficiale in cui invitava il Consiglio comunale a prendere atto che «per effetto della intervenuta definitività della pronuncia cui sopra, da cui deriva la conseguente incandidabilità, come precisato dal Ministero dell'Interno, interpellato da questo Ufficio», si legge, «Domenico Lucano decade dalla carica di sindaco». La Prefettura, dunque, invitava l'organo consiliare, la cui maggioranza è espressione del sindaco, a votare la decadenza di Lucano, avvisando gli amministratori di Riace che, qualora il Consiglio avesse provato a salvare il compagno Mimmo, a quel punto la palla sarebbe tornata nelle mani del Prefetto che, «in caso di inadempienza a quanto richiesto», scriveva, «provvederà a promuovere l'azione popolare a norma all'articolo 70 del decreto legislativo n. 267/2000, volta a prendere atto della decadenza del sindaco«. E così è stato. Perché la sinistra che governa la cittadina, nonostante le proteste dell'opposizione e dei cittadini, ha fatto quadrato attorno al sindaco, confermando nelle scorse settimane che Lucano resta dov'è, infischiandosene totalmente della legge dello Stato. Per sanare l'illegalità, la settimana scorsa è intervenuto il prefetto di Reggio Calabria, Clara Vaccaro, annunciando l'avvio dell'azione popolare per la decadenza del paladino dei migranti. E lui, lunedì scorso, ha tirato fuori l'asso nella manica, firmando il decreto sindacale n.4, con oggetto «conferimento incarico di elevata qualificazione Responsabile area tecnica e di posizione organizzativa». Il sindaco abbarbicato alla poltrona, considerato «indispensabile garantire la funzionalità dell'Ufficio con l'adozione e la firma dei provvedimenti onde evitare il mancato rispetto dei termini dei procedimenti amministrativi», decreta «di conferire a se medesimo, Lucano Domenico, sindaco pro tempore del Comune di Riace, la titolarità dell'incarico con decorrenza immediata sino a nuovo provvedimento», scrive. Aggiunge che «tale attribuzione di responsabilità comporta il potere di adottare atti anche di natura tecnica e gestionale con particolare riferimento a quelli previsti ex art. 107 del D.Lgs. n. 267/2000, nonché il rilascio di pareri di regolarità tecnica sugli atti deliberativi». Che se nel mentre decade da sindaco, almeno continua a comandare da tecnico.
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