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“L'ho scritto io il pizzino”. L'ammissione del papà di Sempio stupisce tutti: cosa ha confessato
Oggi 27-09-25, 11:10
“Il pizzino l'ho scritto io, era un appunto”. Lo ha detto Giuseppe Sempio, padre di Andrea Sempio, intervenendo a Quarto Grado, il programma di Rete 4 condotto dal giornalista Gianluigi Nuzzi. Le dichiarazioni dell'uomo fanno riferimento a un “pizzino”, così ribattezzato dalla stampa, che sarebbe al centro dell'inchiesta per corruzione in atti giudiziari, aperta dalla Procura di Brescia, che al momento vede come unico indagato l'ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti. “I 20/30 euro era il costo delle marche da bollo” Sul foglietto, risalente agli inizi di febbraio del 2017, vi sarebbe indicata una cifra, “20.30 euro”, seguita dal nome di Venditti e dalla frase “gip archivia”. Secondo l'ipotesi accusatoria formulata dai magistrati bresciani, si tratterebbe dell'importo parziale di una somma che i Sempio avrebbero eventualmente destinato all'ex magistrato affinché archiviasse il fascicolo a carico del figlio, al tempo indagato per l'omicidio di Chiara Poggi. “I 20/30 euro non hanno significato - ha detto Giuseppe Sempio -. Capire adesso, dopo tanti anni, a cosa fossero serviti mi risulta difficile. Forse sono le marche da bollo che servivano per i documenti degli avvocati. Ho l'abitudine di segnare tutte le spese, lo faccio anche per i consumi domestici”. Rispondendo a una domanda di Nuzzi se avesse mai incontrato Venditti, l'uomo ha precisato di averlo visto “solo una volta, il giorno in cui mi ha interrogato”. “Le intercettazioni? Consigli da papà” Agli atti dell'inchiesta per corruzione ci sono alcune intercettazioni risalenti agli inizi di febbraio del 2017. Si tratterebbe di conversazioni intercorse tra Andrea Sempio e il padre, ancor prima che il ragazzo fosse sentito dagli inquirenti. In una di queste, Giuseppe Sempio avrebbe rassicurato il figlio sulle domande che gli sarebbero state fatte dagli investigatori, suggerendogli di rispondere “non lo so” nel caso in cui non ricordasse alcuni dettagli. “Erano dei consigli da papà, non c'era nessun complotto”, ha chiarito l'uomo. A quel punto è intervenuto l'avvocato Massimo Lovati, difensore del 39enne indagato dalla procura Pavia per l'omicidio di Chiara Poggi: “Sono risposte che gli ho suggerito io, consigli da avvocato. Perché è vietato? Se è vietato, allora incriminassero me”.
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