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“Per ora impossibile ma poi...”. La soffiata di Procaccini sul voto dell'Ecr a Ursula
15-07-2024, 11:17
Nicola Procaccini, romano, ex sindaco di Terracina, classe 1976, è l'europarlamentare di Fratelli d'Italia e presidente del gruppo ECR che prepara il terreno per gli incontri di domani tra Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen. Sta preparando, intanto, la valigia. Ancora scosso per le notizie sull'attentato a Donald Trump. L'attentato di Pittsburgh è il frutto malato della polarizzazione, del clima di odio che trasforma i rivali in nemici? Ed è un problema americano? «No. Non è un problema americano. È la demonizzazione, la mostrificazione dell'avversario. Si fugge dal confronto, dal merito delle questioni e la scappatoia è dipingere l'avversario politico come non umano, come una minaccia per la democrazia. Un nemico da abbattere. E questo è un elemento che nella narrazione delle sinistre è onnipresente. Onnipresente. Può riguardare Marine Le Pen, come Giorgia Meloni. Può riguardare Trump, come Orban o Fico, che di recente ha subìto un attentato nel cuore dell'Europa». Il pericolo nasce da chi, a sinistra, mostra una presunzione antropologica sull'avversario? «C'è un istinto prepolitico che punta alla demonizzazione dell'avversario politico e può far breccia su elementi psicologicamente deboli. Quando quella narrazione incontra uno insano di mente, questo è quello che può accadere. Che qualcuno prema il grilletto». Esiste anche un problema di eccessiva diffusione delle armi? «Nel nostro ordinamento lo Stato ha il monopolio della forza. Negli Stati Uniti ci sono leggi diverse, una tradizione culturale diversa. Possiamo aprire un dibattito su quelle leggi, ma riguarda gli americani. Però non cadiamo nell'errore di guardare al fucile che ha sparato e non all'attore che lo ha puntato su Trump. Il tema è chi demonizza l'avversario, chi propugna l'odio che trascende poi sul personale, non avendo altri strumenti per vincerlo. Il tema vero non è chiudere le armerie ma fermare l'odio, capire quali leve spingono degli squilibrati ad agire così, a canalizzare la loro violenza su certi obiettivi». Ha espresso solidarietà a Trump, ma non solo a lui... «La nostra solidarietà va all'intero partito Repubblicano, che tra l'altro paga con la morte di un suo militante e con altri feriti. Facciamo parte dello stesso network politico. Insieme anche ai Tories nel Regno Unito e al Likud israeliano». Tutti fronti caldi. Ma il più caldo è in Europa, questa settimana. Che succederà? Lei presiede l'incontro con Von der Leyen a nome del suo eurogruppo. «Ci saranno delegazioni di tutte le nazioni, noi siamo 78 parlamentari di 18 nazioni diverse. Posso dire quelle che sono le linee guida, improntate alla critica costruttiva, e che c'è libertà di espressione nel nostro gruppo. Tant'è che nel nostro gruppo cinque anni fa i polacchi del Pis, che erano allora i più numerosi, votarono a favore di von der Leyen. Noi votammo contro». E la posizione della delegazione di Fratelli d'Italia, oggi, rispetto a von der Leyen? «Chiederemo discontinuità rispetto a diverse questioni. La transizione verde, il furore ideologico che ha prodotto danni alla competitività europea, non è più sostenibile. Il fatto di aver appaltato alla Cina il destino energetico europeo pone un problema sotto il profilo dell'ambiente e sfrutta una sovranità della filiera che è quasi interamente nelle sue mani. Poi c'è il contrasto all'immigrazione illegale. Troppo lassismo, la presidente sembrava quasi collaterale alle Ong immigrazioniste. Poi c'è stato un ripensamento, negli ultimi mesi». Von der Leyen è entrata in modalità centrodestra? «Le elezioni europee consegnano una Commissione spostata sul centrodestra. È un fatto. Von der Leyen ha iniziato già alcuni mesi fa a ruotare le sue posizioni. Cambiando la sua agenda politica in un senso più ragionevole, più allineato al nostro punto di vista. Mandandoci un segnale chiaro di disponibilità». Deciderete di votarla, alla fine? «Per ora è impossibile, ma vedremo. Il governo in Consiglio europeo si è astenuto su di lei, non ha votato contro. Questo lascia spazio per discussioni e trattative che si svolgeranno in questi giorni. Riconosco che la sua politica in passato si è trovata a dover fare capo a una Commissione europea ideologicamente posizionata a sinistra, formatasi attraverso le indicazioni di commissari prevalentemente di centrosinistra. Ho la sensazione che adesso lei si voglia smarcare, per il futuro». Ecr è in evoluzione. Era stato formato dai Tories, quando c'era l'Uk. Ora torna ad essere il gruppo dei conservatori, distinto dai due gruppi che nascono alla sua destra? «Noi siamo il gruppo della destra moderata di governo. E non ci limitiamo a fare testimonianza: siamo protagonisti delle partite a livello nazionale, di quelli che cambiano il risultato. Lo siamo in Italia e lo saremo in Europa».
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