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Carioti: Ursula avanti anche senza i conservatori
17-07-2024, 08:10
Non è andato nel migliore dei modi il confronto di ieri mattina tra i conservatori europei del gruppo Ecr, ai quali appartiene Fdi, ed Ursula von der Leyen, candidata a presiedere perla seconda volta la commissione. Al termine del colloquio, durato quasi un'ora e definito «intenso» dall'interessata, nessuno dei ventiquattro eletti di Giorgia si sbilancia in giudizi definitivi. Nulla è deciso, ma l'orientamento, per ora, è di non dare la fiducia all'esponente tedesca del Ppe. Su sicurezza, difesa e politica estera le risposte fornite da von der Leyen sono giudicate «più o meno soddisfacenti», però la carne sul fuoco era tanta e su molte questioni lei è stata definita «evasiva». «Non siamo soddisfatti sulla parte che riguarda il Green Deal e lo siamo solo parzialmente nella parte che riguarda l'immigrazione», spiegano gli europarlamentari di Meloni. Il capo della delegazione di Fdi, Carlo Fidanza, ha chiesto a von der Leyen «un radicale cambio di passo sul Green Deal», e le ha ricordato che le forze che hanno fatto una bandiera del programma di decarbonizzazione sono state «penalizzate» dagli elettori, mentre quelle che lo hanno contestato sono state «premiate». Lei ha risposto promettendo un approccio «pragmatico» e «tecnologicamente aperto» al Green Deal, formula troppo vaga per essere ritenuta soddisfacente. Non è un mistero, del resto, che von der Leyen abbia chiesto anche il voto dei Verdi, che hanno 54 eurodeputati, molti dei quali disposti a darglielo. A questo punto, tutto è rimesso ai contatti diretti tra la premier italiana e la candidata tedesca, che continuano a condividere un buon rapporto personale e politico, non intaccato dall'astensione di Meloni, nell'ultimo consiglio europeo, sull'indicazione di von der Leyen a prossimo capo della commissione. La trattativa tra le due non riguarda solo il programma, ma anche il peso che sarà riconosciuto all'Italia, ossia il ruolo assegnato al commissario indicato dal governo di Roma. Un portafoglio importante abbinato ad una vicepresidenza esecutiva è ciò che si aspetta Meloni, con il ministro Raffaele Fitto pronto a traslocare da Roma a Bruxelles. La questione dovrà essere decisa entro domani mattina, quando von der Leyen illustrerà all'aula il proprio programma, prima di sottoporsi allo scrutinio segreto. Lì le serviranno 361 voti e la “maggioranza Ursula” (Ppe, Socialisti e liberali di Renew Europe) sulla carta ne ha 401, che alla prova dei fatti si riveleranno assai di meno, visto l'alto tasso abituale di franchi tiratori. Da qui, la necessità per von der Leyen di cercare voti – letteralmente – a destra e a manca. Fdi tiene tutte le opzioni aperte, e ieri il ministro Francesco Lollobrigida ha inviato un segnale di apertura, spiegando che negli ultimi mesi von der Leyen ha cambiato in meglio l'indirizzo della sua commissione, «non solo rispetto alle questioni legate all'agricoltura, ma anche alle politiche strategiche sull'immigrazione». Come spesso avviene nelle famiglie europee, domani non ci sarà vincolo di gruppo dentro ai conservatori, per dare libertà ai singoli partiti di votare in base agli interessi propri e delle rispettive nazioni. Si sa già, ad esempio, che i belgi dell'Alleanza neo-fiamminga e i cechi del Partito civico democratico del premier Petr Fiala voteranno a favore della candidata del Ppe. Mentre i polacchi di Diritto e giustizia, che hanno venti eletti e sono la seconda forza di Ecr, voteranno contro von der Leyen. E lo stesso faranno l'Alleanza per l'Unione dei romeni e La France fière, il partito di Marion Maréchal ed Eric Zemmour. I polacchi cinque anni fa avevano votato per von der Leyen e ieri le hanno detto di ritenersi «traditi» da lei. Nessun problema, invece, per la maltese Roberta Metsola, pure lei del Ppe, che è stata rieletta presidente del parlamento europeo con il record di 562 voti su 699 disponibili. Guiderà l'aula per due anni e mezzo, al termine dei quali è prevista la staffetta con un esponente dei Socialisti. Assieme a lei sono stati eletti quattordici vicepresidenti: tra loro la pd Pina Picierno e Antonella Sberna di Fdi. Il lettone Roberts Zile è l'altro vicepresidente di Ecr. Il «cordone sanitario» steso dalla coalizione Ursula ha impedito l'elezione di esponenti dei gruppi dei Patrioti (quello della Lega e di Marine Le Pen) e dei Sovranisti.
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