s

“Perplessa dalle critiche di Pd e M5S per l'incontro con gli israeliani”. L'intervista a Picierno
30-03-2025, 08:03
Quarantatre anni, parlamentare europea dal 2014, Pina Picierno da qualche mese sulla politica internazionale è la vera spina nel fianco di Elly Schlein. Europeista convinta, sostenitrice dell'Ucraina ed amica di Israele, esattamente tutto quello che il Nazareno vede come fumo negli occhi. È vicepresidente del Parlamento Europeo, non proprio amica del M5S. Picierno, è normale che il Pd e il M5S abbiano avuto da ridire sul suo incontro istituzionale con rappresentanti di un think tank israeliano? «Ovviamente, no. Trae origine da una distorsione del rapporto tra funzioni istituzionali e ruoli politici. Il centrosinistra in Italia ha storicamente tenuta ferma questa distinzione, è nel suo patrimonio culturale. Mi ha lasciata molto perplessa e bisogna contrastare una pericolosa deriva dove spuntano fuori gruppi organizzati sui social che distorcono realtà e propagano falsità che vengono raccolte per regolare divergenze interne. Dal centralismo democratico al dossieraggio non mi sembra una grande evoluzione». Al congresso di Azione, ha identificato il profilo di una nuova sinistra europeista e liberale. Quali sono gli interlocutori privilegiati di questo progetto? «Tutti coloro che credono nella necessità di un'Europa più libera e più forte, tutti coloro che credono sia possibile uno scatto in avanti sulle istituzioni e sulle politiche comuni, tutti coloro che non si arrendono all'irriformabilità del paese. Avverto fortemente il bisogno di una rappresentanza politica più adeguata a queste aspirazioni. Nei prossimi giorni insieme ai sottoscrittori dell'appello che ho lanciato qualche settimana fa torneremo nuovamente a fare iniziativa politica. Crescono le adesioni e anche la voglia di partecipazione». Come si comporterà per i prossimi voti che attendono il Parlamento Europeo? La prima sulla difesa 2026 con un inciso su Re Arm, e successivamente la plenaria per l'acquisto congiunto di materiale bellico? «Come sempre in linea con la posizione del gruppo dei Socialisti e Democratici che dall'inizio dell'invasione estesa dell'Ucraina del 2022 hanno garantito buon senso, equilibrio e coraggio. Ogni decisione coerente con la necessità di sostenere l'Ucraina e di garantire la nostra sicurezza, è una decisione da sostenere. Ogni passo in avanti sulla difesa comune, è un passo da sostenere. Mi riconosco anche su questo nelle parole del Presidente Mattarella che sulla difesa europea parla di "decisioni non più rinviabili"». Come valuta le scelte di Giorgia Meloni in politica internazionale? Cosa condivide e cosa rifiuta? «C'è stato un prima e un dopo. La data che li divide è il 5 novembre del 2024, la vittoria di Trump. La postura mostrata prima di quella data era seria e responsabile. Temo che il disegno della destra internazionale e reazionaria della dottrina Maga abbia confuso le idee alla nostra Presidente del Consiglio. Un conto è mantenere relazioni atlantiche, un altro è assecondare una dottrina e una diplomazia palesemente ostile all'Europa. L'Italia ha la forza e il prestigio per definire insieme a Francia, Gran Bretagna e Germania un futuro diverso. Isolarci è stata e sarà una pessima idea». Si sente più affine alla posizione di Antonio Tajani? «Sembra un po' come nei quiz, vuoi la busta numero 1, la 2 o la 3. La maggioranza ha tre diversi approcci alla questione e per non essere costretta a sceglierne uno, sceglie di non scegliere. E' la dimostrazione di quanto le alleanze debbano essere promosse a partire da una comune visione del mondo e del tempo che viviamo. Diversamente, si vince ma non si governa». E sulle scelte internazionali di Elly? Al recente vertice dei socialisti, il Pd ha approvato un documento di sostanziale via libera al piano di riarmo (con modifiche). Non era esattamente la sua posizione e quella di Paolo Gentiloni? Tanto rumore per nulla? «La politica estera è politica interna, i profondi cambiamenti del mondo sono destinati a mutare anche gli equilibri negli Stati. L'errore di fondo è stato quello di una critica a scatola chiusa che ha penalizzato l'azione migliorativa che si poteva avere e che in effetti si è avuta. In seguito, ci si è aggrappati sugli specchi, con una posizione che non ha tenuto conto dei passi in avanti compiuti. Temo che siamo stati troppo condizionati dall'ansia della competizione interna. Queste vicende vanno valutate nel confronto europeo, non solo nazionale».
CONTINUA A LEGGERE
5
0
0
Guarda anche
Libero Quotidiano

Caos su Pina Picierno: nel Pd scatta la purga
Il Tempo
10:58