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L'età dell'odio. Ordigni, minacce e vandali contro le sedi di partito: quelle di FdI le più bersagliate
Oggi 15-09-25, 07:18
Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi innalza i livelli di sicurezza e le scorte per i politici. E non è un caso, perché nell'ultimo anno abbiamo assistito ad una vera e propria spirale di violenza che si è abbattuta sui partiti e sulle loro sedi. Bombe carta, spari, muri imbrattati, bandiere stracciate e scritte con minacce di morte e ordigni esplosivi. L'allerta è alta. Non solo dopo l'omicidio di Charlie Kirk negli Stati Uniti, in un clima d'odio trasversale che unisce le due sponde dell'Atlantico fino in Italia. Abbiamo contato gli episodi principali dal primo settembre 2024 al primo settembre di quest'anno. Il bilancio è di 61 attentati e atti intimidatori contro le forze politiche. Il partito più bersagliato, con 27 attacchi alle varie sedi in tutta la penisola, è Fratelli d'Italia. Segue il Partito democratico con 15, la Lega con 8, Forza Italia con 5, il Movimento 5 Stelle con 2 e, fuori dall'arco parlamentare, Rifondazione comunista con 4. Per il partito della premier e per i suoi attivisti è stato davvero un annus horribilis. Le targhe trafugate o imbrattate sono il meno che è capitato loro. Sono ormai routine le scritte che appaiono sulle vetrine o le mura delle sedi di partito, con frasi come «Tutti i fasci appesi» (Tortona, 23 dicembre), «Fasci di merda» (Napoli, 24 gennaio), «Attenzione fascisti in banchina» (Modena, 21 marzo), «Le sedi dei fascisti-Aguzzini bastardi» con la classica «A» cerchiata degli anarchici (Modena, 25 maggio), «Fratelli d'Italia primi della lista-Barriera di Milano quartiere antirazzista» con il logo antifascista (Torino, 5 giugno), «L'unico fascista buono è un fascista morto» (Manfredonia, 4 luglio). Il 20 agosto i militanti della sede di Castelnuovo Berardenga hanno trovato imbrattato il manifesto con il volto di Giorgia Meloni, alla quale erano stati aggiunti i baffi di Hitler. Il presidente del circolo di Napoli invece ha ricevuto su Instagram il messaggio «ti incendio quel buco di merda in cui state e quegli altri fasci». Lo scorso 25 agosto a Pesaro sulla vetrata della sede del partito è apparsa la scritta «Free Gaza», con un manifesto di Meloni su cui la frase «Una scelta d'amore» è stata modificata in «una scelta d'odio». Per non parlare delle porte divelte, le serrature scassinate, i furti e le vetrate danneggiate. Per restare nel campo del centrodestra, gruppi eversivi di sinistra hanno attaccato anche le sedi della Lega, con particolare "attenzione" a Matteo Salvini. Solo per fare alcuni esempi, l'8 agosto a Massa sulla vetrata esterna del partito è apparsa la scritta «Salvini sei una merda galattica, imbroglione, cocainomane e mafioso». Il 26 maggio a Modena qualcuno di notte ha scritto «Fascisti, occhio al cranio». Non è andata meglio a Forza Italia, tra furti, minacce e danneggiamenti. Il 28 agosto a Roma, nella sede di Montesacro, è apparsa la scritta con vernice nera «Fuori i fascisti», firmata NOVU, a cui si accompagnava un cerchio spezzato da un fulmine frecciato, simbologia utilizzata dai centri sociali. Il 2 gennaio, invece, i vandali hanno distrutto la sede di Scicli (Ragusa). Il secondo partito vittima dell'odio politico è il Pd di Elly Schlein. Nel dicembre scorso sul portone del circolo di Napoli qualcuno ha scritto «Schlein merda», «Free Palestine» e «Pd merda», ma anche «1312», la forma numerica dell'acronimo inglese ACAB, che sta per «All Cops Are Bastards» (Tutti i poliziotti sono bastardi). Il 18 gennaio qualcuno ha lanciato petardi contro la sede di San Michele di Serino (Avellino), il 30 dello stesso mese escrementi di animali sono apparsi a Santo Stefano di Magra (La Spezia). Il 28 aprile a Lecce nella cassetta postale i militanti Dem hanno scoperto un biglietto che recitava: «25 aprile 2025, orgogliosi di essere nazifascisti», e «Pd merda», firmato Gruppo Rivoluzionario. Il 27 agosto a Porotto (Ferrara) sono state disegnate due svastiche con la scritta «Putin vive» sulla targa del partito. Per quanto riguarda il M5S va segnalato sicuramente quanto accaduto il 2 gennaio, quando sono stati esplosi di colpi d'arma da fuoco contro la sede di Licata, ufficio del deputato ed ex sindaco Angelo Cambiano. La Scientifica ha trovato quattro ogive in strada.
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Il Tempo
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