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L'inchiesta irrompe nella campagna di Elly che ora trema davvero
Oggi 18-07-25, 13:03
L'estate del nostro scontento, altro che Shakespeare. Un vago ricordo le stagioni militanti del passato, quando la segretaria poteva concedersi lunghe vacanze lontane dai riflettori e riemergere con qualche strimpellata alle Feste dell'Unità. Certo, a rendere incandescente la situazione, l'emersione di una «degenerazione eversiva» come scrivono i giudici per l'inchiesta di Milano. La “bomba” vera e propria che coinvolge anche il primo cittadino Beppe Sala è solo l'ultimo bubbone, quello che rischia di mandare gambe all'aria il già traballante piano per le regionali. Il sindaco non è un amico della maggioranza schleiana del Pd: gioco forza, in questi anni è diventato un interlocutore obbligato. Il primo cittadino più volte ha manifestato disponibilità a collaborare con la segretaria (ad esempio sulla tenda riformista), che per suo conto rispose impedendo proprio l'approvazione parlamentare della “Salva Milano”. Per dire che l'amministrazione meneghina resta comunque, al di là dei dissidi, uno dei diamanti della scarna corona del Nazareno. Meglio mantenere buoni rapporti con Sala, soprattutto perché l'aspirante alla successione è un esponente di rilievo della “cantera” di Elly: Pier Francesco Maiorino. Così per 24 ore la casa madre è rimasta praticamente in silenzio stampa. Ieri qualcuno si è fatto vivo, come la deputata della minoranza Lia Quartapelle: «La mia personale convinzione è che il sindaco Beppe Sala non sia nemmeno sospettabile di partecipazione a qualsiasi sistema corruttivo vero o presunto». Poi la parlamentare milanese mette il dito nella piaga: «Serve un impegno per riscrivere gli strumenti normativi urbanistici, vetusti e inadeguati». Elly Schlein per ora non si espone. Si limita a chiamare il sindaco Sala per esprimergli «solidarietà» e «vicinanza». Il caso, intanto, rischia di lasciare un segno profondo sul futuro politico della città che tornerà al voto il prossimo anno. La valanga rischia di ripercuotersi sui dossier ancora aperti per le regionali di autunno. E di creare una progressiva sfiducia verso una segreteria al tempo stesso accusata di stravolgere la ragione d'origine del Pd e dall'altra di non riuscire a prevenire le zone grigie. Oltre alla capitale del Nord, un'altra inchiesta(corruzione)ha smobilitato la giunta di Prato: sindaca dem a casa e commissario insediato. La segretaria pensa ancora al congresso da lanciare verso la fine dell'anno: una scadenza che potrebbe portare alle primarie nella primavera del ‘26. Un'arma a doppio taglio: infatti bisognerà vedere quale sarà il consuntivo di Elly Schlein per l'anno in corso. Se il carniere resterà significativamente vuoto, meglio soprassedere ed andare avanti alla giornata, stop and go. Il cammino verso le regionali, partito con la fanfara, rischia di dover cambiare musica. Anche nelle due caselle considerate da subito vincenti. In Puglia Antonio Decaro dovrà subire la candidatura (sgradita) di Michele Emiliano. Roma non farà nulla per far desistere il Governatore in carica, se la dovrà vedere l'eurodeputato, se proprio ha intenzione di tornare a Bari. In Toscana il candidato subito (dal Nazareno), Eugenio Giani, è in attesa del via libera per lunedì: stavolta arriverà davvero Godot? Insomma, la fausta previsione del 4-1, complice il “vento” milanese, sembra un ricordo ingiallito. Altro che estate militante.
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Il Tempo
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