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Lucano si aggrappa alla poltrona: il Comune di Riace boccia la decadenza
10-04-2025, 09:18
Nonostante condanna definitiva, pareri ministeriali e richiesta formale della Prefettura, Mimmo Lucano non ha alcuna intenzione di lasciare la poltrona di sindaco di Riace. E non è il solo, l'eurodeputato AVS, a fare orecchio da mercante. Perché anche il "suo" Consiglio comunale, in barba alla Prefettura, ha respinto con una maggioranza schiacciante la pratica della sua decadenza a primo cittadino di Riace, attivata dopo la condanna definitiva a 18 mesi per falso nel processo Xenia. Il Consiglio comunale doveva prenderne soltanto atto, per quanto riportato sul documento della Prefettura calabra dello scorso 12 marzo: «... Domenico Lucano decade dalla carica di Sindaco e, di conseguenza, spetta all'Organo consiliare di appartenenza prenderne atto». Ma il Consiglio comunale tira dritto: Lucano resta sindaco. Secondo il Viminale, la condanna inflitta all'esponente del partito di Fratoianni & Bonelli, rientra nella fattispecie della normativa antimafia che prevede l'ineleggibilità e la conseguente decadenza dalla carica, per la cosiddetta legge Severino. Tuttavia, il Consiglio comunale ha scelto di ignorare il dettato prefettizio. Consentire a un amministratore condannato in via definitiva di restare in carica rischia di minare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni, alimentando il sospetto che la politica possa piegare le regole a proprio vantaggio. Ma c'è di più. Negli ultimi mesi, la gestione amministrativa del paesino reggino si è caratterizzata per una serie di nomine e appalti che hanno sollevato dubbi sulla trasparenza dell'operato di Lucano e della sua giunta. A pochi giorni dall'ufficializzazione della decadenza da parte della Prefettura, il sindaco ha nominato Maria Spanò vicesindaca e assessora ai Lavori Pubblici. Due giorni dopo, il Comune ha affidato un appalto per la riconversione di una mensa scolastica alla ditta del marito della Spanò, Giovanni Nisticò. Quest'ultimo, condannato insieme a Lucano dalla Corte dei Conti per un danno erariale di oltre 4 milioni di euro, è stato in passato pure assessore ai Lavori Pubblici, rendendo evidente il conflitto d'interessi. Per Lucano, «l'applicazione della legge Severino è assurda» e «proprio per questo stiamo pensando di rivolgerci al presidente della Repubblica Sergio Mattarella». Maurizio Gasparri, presidente dei senatori di Forza Italia, ha definito «assurdo» invece il voto del Consiglio comunale. «Parliamo di una persona condannata in via definitiva per il reato di falso», ha dichiarato, sottolineando come l'inchiesta abbia evidenziato gravi irregolarità nella gestione dei fondi pubblici destinati all'accoglienza dei migranti. «Un sistema che appare molto lontano dalla legalità», ha aggiunto Gasparri, ironizzando sul fatto che le sentenze sembrano essere rispettate solo quando colpiscono gli avversari politici. La Prefettura di Reggio Calabria, intanto, ha già annunciato che promuoverà l'azione popolare davanti al giudice civile qualora il Consiglio non prenda atto della decadenza di Lucano. E così è andata. Staremo a vedere.
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