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L'ultima di Fico: ricicla il solito reddito di cittadinanza. E De Luca s'infuria «Basta putt...e»
Oggi 28-09-25, 15:17
Dopo il “codice etico” o meglio lo svuota-liste, a far infuriare De Luca, è il solito reddito di cittadinanza, stavolta proposto dal candidato del centrosinistra a Palazzo Santa Lucia, Roberto Fico. Il governatore della Campania, da sempre, critica il cavallo di battaglia del Movimento 5 Stelle. Basta, d'altronde, ripercorrere le cronache degli ultimi giorni per trovare delle dichiarazioni dello “sceriffo” in cui lo definisce una «palla» o peggio una «putt…a». Non è un caso che lo stesso governatore uscente, prima di sedersi al tavolo di coalizione, invita il candidato dei progressisti a concentrarsi su «programmi seri» e non su battaglie che, a suo dire, interessano poco ai cittadini e sono «irrealizzabili». Non passano, però, neanche ventiquattro ore dal suo ultimo appello che l'ex presidente della Camera, proprio nella Salerno del presidente, rilancia quella misura che, sin dai tempi dell'ormai ripudiato Grillo, caratterizza il dna pentastellato. La sua idea è lanciare un “Rdc made in Campania”. «Troveremo – dice ai suoi sostenitori – lo strumento migliore per arrivare a tutte le persone in difficoltà, accorciare le distanze. Poi troveremo come fare, anche ampliando misure e bonus che la Regione ha già messo in campo in questi anni». Una sorta di sfida, dunque, a chi non lo riconosce come suo successore, considerando che lo stesso presidente uscente, qualche giorno prima, parlava ancora di «inizio di candidatura» e di «programma inesistente». Fico deve essere invitato da Alleanza Verdi e Sinistra per ricordargli della sua investitura romana e di quella che, almeno all'esterno, dovrebbe apparire come una battaglia unitaria. Peccato che la compattezza, a queste latitudini, è soltanto uno slogan, tenendo conto che i protagonisti dell'intesa non si sono ancora visti. De Luca non ha mai stretto la mano, in un evento pubblico, a chi dovrebbe sostenere senza esitazioni. L'unico accordo sicuro per “l'uomo dei lanciafiamme” è quello siglato nelle stanze del Nazareno per garantire la guida della segreteria regionale al rampollo di casa Piero. Una vera e propria giocata da poker master, considerando che il furbo “sceriffo” ha avuto tutto, senza dare nulla in cambio. Allo stato, infatti, nessuno dei suoi colonnelli è sceso apertamente in campo a sostegno del nome indicato dal campo largo. Non sono mancate, al contrario, le accuse continue alle battaglie e alle crociate lanciate dai big del Movimento. L'ultima stoccata, in tal senso, è quella dell'assessore all'Agricoltura Nicola Caputo, che, rivolgendosi ai 5 Stelle, parla di «improvvisazione mascherata da moralismo». Il riferimento è ovviamente a quel "reddito" che a dem e centristi sembra non piacere in alcuna parte dello stivale. Anche nella vicina Calabria, dopo la proposta del candidato e padre nobile della misura Tridico di rimodularlo in salsa locale, sfruttando qualche aiutino dell'Ue, c'era stata più di qualche semplice perplessità. Gli stessi renziani, d'altronde, come possono accettare un qualcosa che hanno sempre criticato? Motivo per cui Italia Viva avrebbe chiesto agli alleati sui territori di rivedere la linea su quei temi che non convincono la parte moderata della coalizione. «Se non c'è una svolta in tal senso – avrebbe detto un dirigente riformista del Pd campano – Calenda arriva al 10%. Bene l'alleanza per vincere, ma neanche ci possono costringere ad accettare quanto abbiamo sempre condannato. Il rischio è apparire incoerenti, motivo che porterà a perdere sia in termini di credibilità che di consensi».
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