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Rivoluzione nella Curia: così Leone avvia il risiko delle nomine
Oggi 28-09-25, 15:27
La nomina di monsignor Filippo Iannone a nuovo prefetto del Dicastero per i Vescovi ha dato il via, com'era prevedibile, a quello che molti tra le Sacre Mura già definiscono «l'autunno caldo di Leone XIV». Si attendeva proprio questa scelta, delicatissima e al contempo significativa perché l'arcivescovo di origini partenopee ha preso il posto lasciato vacante nientemeno che dal nuovo Papa, per innescare quell'effetto domino sperato da alcuni e temuto da (tanti) altri. Subito dopo l'avvenuta elezione al Soglio di Pietro, lo scorso 8 maggio, il pontefice, come da prassi, aveva confermato tutti i capi dicastero e a cascata tutti i membri della gerarchia curiale inferiore «donec aliter provideatur», ovvero fino a nuova disposizione. Nel comunicato che rendeva noto il congelamento di tutto l'apparato bergogliano diffuso il giorno dopo la fumata bianca a molti era però balzata all'occhio una specifica insolita: «il Papa si riserva di prendere il tempo necessario per qualsiasi ulteriore decisione in merito». Una postilla che rendeva palese la precarietà di quella proroga estesa a tutto l'organigramma della Curia romana, in attesa che Prevost facesse un po' di sacro “tirocinio”. Quel tempo – che a taluni è sembrato durare fin troppo – pare ormai finito. Ieri, nel giorno immediatamente successivo alla nomina del nuovo prefetto che sarà chiamato a scegliere tutti i futuri vescovi dell'Orbe, Leone XIV ha compiuto altre due scelte significative indicando il nome di colui che da ora in poi sarà il suo secondo segretario e allontanando dalla Segreteria di Stato monsignor Roberto Campisi, finora Assessore per gli Affari Generali. Come suo nuovo strettissimo collaboratore il pontefice ha scelto don Marco Billeri, presbitero incardinato nella diocesi toscana di San Miniato retta dal vescovo Giovanni Paccosi, amico personale del Papa fin da quando, negli stessi anni, erano entrambi missionari in Perù. È stato lo stesso monsignor Paccosi a rendere pubblica la telefonata con cui il Papa lo ha pregato di privarsi di don Billeri e di «donarlo» alla Sede di Pietro. Billeri affiancherà don Edgard Rimaycuna Inga, fedelissimo di Prevost fin dall'esperienza pastorale peruviana a Chiclayo. Si attende ora che Leone XIV decida il destino degli ultimi due segretari di Bergoglio, l'argentino Daniel Pellizzon (di cui l'attuale pontefice si è servito fino ad oggi come secondo segretario) e il calabrese Fabio Salerno, assegnato momentaneamente alla Segreteria di Stato ma senza alcun incarico di rilievo. Dall'organismo di governo centrale della Chiesa, come si diceva, va via da subito monsignor Roberto Campisi, un altro sacerdote di stretta osservanza bergogliana, nominato ieri Osservatore permanente della Santa Sede presso l'Unesco. Nei Sacri Palazzi si vocifera che a volere la testa di Campisi sia stato il suo diretto superiore, il potentissimo Sostituto alla Segreteria di Stato monsignor Edgar Peña Parra. Una promozione/rimozione quindi, secondo l'antico adagio «promoveatur ut amoveatur» sempre in voga in Vaticano. Con la nomina di Iannone al Dicastero per i Vescovi resta poi vacante il ruolo di prefetto di quello per Testi Legislativi ed è assai probabile che il Papa non voglia che questo “ministero” resti a lungo senza titolare. Ci sono poi altri cinque dicasteri di primissimo piano che sono retti in prorogatio da cardinali ultrasettantacinquenni (a 75 anni vescovi e membri della curia devono obbligatoriamente rassegnare le dimissioni n.d.r.) e a cui Leone XIV dovrà presto dare nuovi prefetti: Cause dei Santi, con Marcello Semeraro che ha 78 anni; Sviluppo umano Integrale, governato dal canadese Michael Czerny (79); Promozione dell'unità dei Cristiani, retto dal porporato svizzero Kurt Koch (75 compiuti a marzo); Culto divino, il cui titolare è l'inglese Arthur Roche (75 anche lui già compiuti da mesi) ed infine il Dicastero per i Laici, con a capo il camerlengo Kevin Joseph Farrel che ha compiuto 78 anni qualche giorno fa. L'autunno caldo di Leone è appena iniziato e con esso il gran valzer delle nomine.
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Il Resto del Carlino
