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Macron a pranzo con i cardinali francesi: a caccia di voti per Aveline
Oggi 28-04-25, 10:47
La grandeur di Macron non conosce il limite tra sacro e profano. Pronto a tutto pur di risalire nei sondaggi che lo danno a picco in termini di popolarità, l'inquilino dell'Eliseo avrebbe pensato addirittura di giocare un ruolo nel prossimo conclave. Nel soggiorno romano per i funerali di Francesco, oltre a mettersi in evidenza per essersi «imbucato» nello scatto del colloquio tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky in Basilica Vaticana, il presidente francese si è messo in agenda persino un incontro preparatorio con quattro dei cinque suoi connazionali che voteranno in Sistina. Un pranzo programmato nella splendida Villa Bonaparte e durante il quale il leader di En Marche! ha chiesto espressamente informazioni su come costruire il consenso attorno alla figura di Jean-Marc Aveline. L'arcivescovo di Marsiglia, da pochissimo eletto anche a capo della sua Conferenza episcopale, è l'uomo che potrebbe dare alla Francia il primo Papa dopo 647 anni. Entrato nella lista dei «papabili» dopo il viaggio di Francesco a Marsiglia nel 2023, il suo nome ha cominciato a farsi largo tra i cardinali bergogliani. La sua candidatura è al momento quella più in crescita negli incontri romani tra elettori e non. Il porporato francese può contare su un «grande elettore» d'eccezione come il gesuita lussemburghese Jean-Claude Hollerich. Quest'ultimo, ultraeuropeista ed antisovranista, è uno dei membri più liberal del sacro collegio e vorrebbe l'attuazione di un'agenda progressista per la Chiesa. Aveline ne dovrebbe essere l'interprete con le sue caratteristiche di «vescovo del Mediterraneo» molto attento ai diritti dei migranti e al dialogo con l'Islam. Hollerich da relatore generale del Sinodo ha conosciuto quasi tutti i cardinali elettori ed ora sta offrendo il suo bagaglio di conoscenze al francese. Macron deve aver saputo della crescita di questa candidatura e ha provato a ritagliarsi un ruolo con l'organizzazione del pranzo. Oltre al candidato, a Villa Bonaparte sono arrivati Philippe Barbarin, Christophe Pierre e Francois-Xavier Bustillo. Macron potrebbe essersi appellato allo spirito patriottico per incoraggiare cardinali che, con l'eccezione di Pierre, non hanno lo stesso orientamento progressista. Macron avrebbe chiesto consigli al cardinale Barbarin, «veterano» dei conclavi essendo stato creato da Giovanni Paolo II e quindi presente nel 2005 e nel 2013. Una conversazione che deve aver lasciato perplessi due uomini di grande spiritualità come Bustillo e Barbarin. Per vedere coronare il suo sogno da monarca Macron potrebbe far valere anche i suoi rapporti privilegiati con la Comunità di Sant'Egidio che in Sistina può contare su diversi elettori amici. Un aiuto non scontato dal momento che il potente movimento di Andrea Riccardi avrebbe già un «suo» candidato: il portoghese José Tolentino de Mendonça (con la carta Matteo Maria Zuppi più coperta). Il presidente francese sa che la scommessa Aveline potrebbe essere vinta più facilmente del previsto perché, a quanto risulta a Il Tempo, su di lui sarebbero pronti a convergere persino alcuni inaspettati cardinali curiali a cui è indisgesto Parolin. Francesco è morto senza indicare «delfini», a differenza di Benedetto XVI che fece capire la sua preferenza per Angelo Scola, ma negli ultimi tempi l'arcivescovo di Marsiglia si era conquistato un posto speciale nel suo cuore. Più volte Bergoglio scherzò sul suo successore chiamandolo «Giovanni XXIV». Proprio questo è il soprannome che in diocesi a Marsiglia hanno dato da tempo ad Aveline, non solo per la sua somiglianza fisica con Roncalli ma anche per le sue ambizioni papali. Proprio come il Papa buono che costruì in silenzio la sua elezione proprio da nunzio in Francia, dietro al volto pacioso di Aveline c'è «un abilissimo politico», come lo descrivono gli amici. Intanto il cardinale ultra progressista Reinhard Marx che lo sostiene ha già previsto un conclave breve, convinto che ormai la quadra su di lui sia stata trovata. Ma ad ostacolare il ritorno di un Papa francese potrebbe essere la sua mancata conoscenza dell'italiano ed ora l'interventismo da novello re Sole di Macron. Ma persino a Luigi XIV andò male quando provò ad intromettersi in un conclave, vedendosi eletto col nome di Innocenzo X quel cardinale Giovanni Battista Pamphilj su cui avrebbe voluto esercitare il veto nel 1644. Un monito per Macron.
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