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Pazza idea: un Papa scelto fuori dal Conclave. In Vaticano è l'ora del “pope maker”
Oggi 06-05-25, 07:38
Mentre tutti gli occhi del mondo sono sui «papabili», c'è una figura che rimane nell'ombra ma che è ancora più determinante in vista del conclave. Si tratta del «pope maker», una specie di signor Wolf che risolve problemi al suo candidato preferito. Se circolano voci di qualche scheletro nell'armadio, lui è lì pronto a smentirle premurosamente. Sempre pronto a parlare con tutti i cardinali e a magnificare le doti e le caratteristiche del prescelto. Già dalle congregazioni il loro compito è decisivo e lo è ancora di più oggi in un collegio per lo più inesperto e in cui prevale il partito degli indecisi. Il problema che hanno rilevato tutti è quello di non conoscersi l'un con l'altro. Per metterci una pezza c'è chi si aiuta consultando The College of Cardinals Report, il sito lanciato dai vaticanisti Edward Pentin e Diane Montagna con le schede dei porporati. In queste due settimane c'è chi si sta ritagliando il ruolo del suggeritore e nella maggior parte dei casi appartiene alla categoria degli ultraottantenni. I veterani del conclave cercano di spingere i «loro» ma sanno anche di non essere esclusi dall'elettorato passivo. I confratelli adulti hanno alle spalle già almeno un conclave e carriere di ben altro livello rispetto ai neocardinali. Per questo già negli ultimi anni di pontificato bergogliano, con l'aumentare delle speculazioni in vista del conclave, si era concretizzata la suggestione di un Papa eletto al di fuori dalla Sistina. Uno scenario improbabile ma non impossibile che vedrebbe i cardinali elettori, davanti ad uno stallo, poter pescare una carta a sorpresa nel mazzo dei confratelli non elettori. D'altronde alcuni profili ancora «papabili» nonostante l'età over 80 esistono: l'austriaco Christoph Schönborn già in corsa nel 2005 e nel 2013, il prefetto emerito del dicastero per il clero Mauro Piacenza, l'ex presidente della Cei Angelo Bagnasco, il vicedecano del collegio Leonardo Sandri. La «pazza idea» di un Papa preso fuori dalla Sistina non riguarda solo gli ultraottantenni ma anche chi cardinale non lo è affatto. Una circostanza possibile e che si è verificata per l'ultima volta nel 1378 con l'elezione di Urbano VI. In questo conclave non parteciperanno vescovi di peso come il patriarca di Venezia, Francesco Moraglia e l'arcivescovo di Milano, Mario Delpini. Sono questi i nomi che, in caso di una clamorosa impossibilità a scegliere all'interno del sacro collegio, potrebbero essere tenuti in considerazione per il dopo Francesco. Più realisticamente, però, i cardinali ultraottantenni si stanno dando da fare nell'aula nuova del Sinodo nella speranza di convincere il più alto numero possibile di elettori a convergere sul «loro» candidato prima dell'«extra omnes». Per Pietro Parolin, il grande favorito, si sta spendendo molto il suo conterraneo Beniamino Stella che si è fatto notare nelle congregazioni per un intervento critico su Francesco. Davanti all'«affollamento» di candidati bergogliani, l'ex prefetto per il clero pare in questo modo aver puntato sui voti dei cardinali conservatori considerati più facilmente convincibili a convergere su Parolin. Un altro candidato di Curia è lo statunitense Robert Prevost che può vantare come suo grande sostenitore un altro influente ultraottantenne, Óscar Maradiaga. Il porporato honduregno ha un grande peso sui suoi corregionali anche perché nel 2013 fu proprio lui il «pope maker» del primo Papa sudamericano. Nei conciliaboli pre-Sistina di dodici anni fa, fu proprio Maradiaga a spegnere le voci sulla mancanza di un polmone del favorito Bergoglio. Gli sconfitti del 2013 stanno cercando di compattarsi oggi per evitare un Papa ostile e scommettono sul nome dell'ungherese Péter Erdo che come possibile «pope maker» può contare anche in Sistina sull'autorevolezza del cardinale guineano, Robert Sarah. L'esperienza dell'exprefetto per il culto potrebbe servire ad intercettare i consensi dei cardinali africani più giovani e indirizzarli verso l'arcivescovo di Budapest. Il sogno dei conservatori è che Sarah possa imitare il successo del cardinale colombiano Alfonso Lopez Trujillo che nel 2005 si rivelò il «pope maker» del conclave da cui uscì eletto Benedetto XVI grazie all'opera di persuasione sui confratelli sudamericani ostili alla teologia della liberazione. Un altro grande favorito, il francese Jean-Marc Aveline, è il candidato promosso dal cardinale tedesco Reinhard Marx che come coordinatore del Consiglio per l'Economia ha avuto l'opportunità di mettersi in mostra davanti a tutti. Oltre a lui, l'arcivescovo di Marsiglia viene sostenuto dal prelato simbolo della sinodalità, il lussemburghese Jean-Claude Hollerich e dall'ultraottantenne Gualtiero Bassetti col suo bagaglio di conoscenze maturate alla presidenza della Cei.
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