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Mastella e lo schiaffone a Conte: “Altro che Vaffa, è come i Dc. Ma non ha mai vinto”
13-04-2025, 09:53
«Vincenzo De Luca non può andare a destra. Ha un figlio deputato del Pd. Non ha mai neanche considerato tale possibilità. Il governatore della Campania ha una sola strada: dimostrare di essere il più forte nel suo partito o contarsi con un nuovo progetto di centro nel campo largo». A dirlo il sindaco di Benevento ed ex Guardasigilli Clemente Mastella. La Consulta boccia la legge campana per il terzo mandato. La sorprende la decisione dei giudici? «Ho sempre detto che sarebbe andata così. L'unico aspetto che non mi convince della vicenda è l'eccezione per le Regioni a statuto speciale. Nello stesso giorno in cui si dice no a De Luca, si dà il via libera a Fugatti. In Trentino o in Friuli, però, non ci sono più gli austroungarici alle porte o i titini». Il Pd e i 5 Stelle, nel frattempo, hanno utilizzato tale decisione per scaricare De Luca? «Se si fosse fatto un po' meno chiasso non si sarebbe lasciata una scia di contrasto, che certamente non fa bene». Il governatore uscente, intanto, minaccia di correre in solitaria... «Ha un suo bacino elettorale. Una cosa, però, è il consenso che puoi avere quando sei presidente e tutti giocano per te. Altro è correre all'interno di una qualsiasi lista» È ancora possibile un “centro" a sinistra? «È quello in cui credo e su cui lavoro da anni». Commette un errore, dunque, chi pensa che Mastella possa tornare a destra? «Se dall'altra parte c'è Napoleone Bonaparte, io, come molti altri, non ci avremmo pensato un secondo a scegliere. Ma tra il nulla e Fico, preferisco la seconda opzione. Mentre a Roma c'è Giorgia Meloni, sul territorio non mi risulta quel traffico di eccellenze che qualcuno millanta». Per Palazzo Santa Lucia si valuta anche l'ipotesi Matteo Piantedosi, che certamente non è l'ultimo arrivato... «Piantedosi rimarrà al Viminale, dove sta facendo bene. In quel dicastero, allo stato, non può non esserci un democristiano». Come vede, invece, l'apertura a destra di Carlo Calenda? «Il problema è che non sa neanche lui cosa vuole fare da grande. Nel passare tra destra e sinistra, faccio una battuta, mi ha superato. La differenza, però, è che quando sono passato io da una parte all'altra, ho ottenuto risultati. Sono riuscito a fare il ministro con entrambe le coalizioni. Calenda non penso ci riuscirà mai». Perché? «Il centro a destra già c'è ed è Forza Italia, tra l'altro in ascesa. Non vedo ragioni per cui dovrebbero essercene altri». Per quanto riguarda i moderati di sinistra, invece, è tutto da costruire? «Assolutamente! Ecco perché la sfida mi affascina». E quali potrebbero essere gli interlocutori? Matteo Renzi? «Quelli che ci saranno. È chiaro che con un Pd schierato a sinistra a più di qualche moderato verrà voglia di dare un contributo». Non ha, invece, mai valutato di dare un apporto a una corrente moderata del Pd? «Al massimo posso essere alleato del Pd. Voglio impegnarmi per il nuovo, per superare quello che c'è stato, non per riciclare quanto non ha funzionato. Ho un solo fine: poter continuare a fare quella differenza consensuale che consente all'una o all'altra coalizione di vincere». Ritiene di poter essere ancora determinante? «Sono cinquanta anni che faccio politica nelle istituzioni. Un po' di esperienza l'ho maturata. In giro, poi, non vedo tutte queste menti». Qualcuno nel campo largo manifesta il proprio disagio a sottostare al Movimento 5 Stelle. Condivide tali perplessità? «I grillini di oggi non sono più quelli del Vaffa. In un certo senso sono più simili a Mastella. Ragione per cui mi preoccuperei di più a sposare la causa di chi mi ammicca a JD Vance o Vladimir Putin». I pentastellati di Giuseppe Conte sono, dunque, più democristiani del sindaco di Benevento? «Mentre Mastella è riuscito a superare tante cose, altri si sono fermati alle belle parole. Non hanno mai vinto. Non sono un tolemaico ideologico, ma un copernicano. Una volta sono più vicino al Sole e altre meno. Ecco perché nel bipolarismo imperfetto di oggi sono certo di spuntarla ancora».
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