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Menia riesce a parlare di Foibe a scuola tra insulti, minacce e manifesti a testa in giù
07-03-2025, 07:52
Un raggio di luce dopo mesi di buio oscurantista. Una risposta concreta ai fascisti rossi, convinti di poter decidere chi può aprir bocca e chi, al contrario, deve rimanere in silenzio. Roberto Menia è riuscito ieri mattina a parlare all'istituto superiore cine-tv Rossellini di Roma. Un incontro incentrato sul dramma delle foibe, organizzato per l'11 febbraio, ma rimandato dalla preside dopo che i Collettivi avevano alzato la voce e gridato allo scandalo. Alle 11 di ieri mattina il senatore di Fratelli d'Italia è entrato dalla porta principale, scortato da alcuni agenti di polizia. Gli antagonisti avevano organizzato un picchetto ed una contestazione: cinquanta persone, al massimo, ma decisamente rumorose. Accanto a studenti da poco maggiorenni, erano almeno una decina gli adulti. Sulle finestre della scuola sono stati esposti anche alcuni striscioni tutt'altro che amichevoli. Le forze dell'ordine hanno rapidamente chiuso il cancello, per evitare ulteriori tensioni: gli studenti rimasti fuori dall'istituto così hanno provato a entrare, scavalcando le mura. Durante la lezione, due adolescenti, un ragazzo e una ragazza, hanno fatto irruzione, megafono in mano, dentro l'aula. Con i soliti slogan e una dose assai modesta di educazione. Dopo pochi minuti, sono stati fatti uscire dalla preside e la lezione è potuta riprendere. Un professore, che si è autoproclamato «democratico e antifascista», ha detto che non si riconosceva in una scuola chiusa agli studenti. Menia ha immediatamente condiviso la scelta di fare entrare quegli stessi ragazzi che avrebbe voluto impedirgli di parlare. Al termine di un racconto denso di umanità, di storie di vita vissuta, di aneddoti drammatici, è stata la volta delle domande e degli interventi: i due attivisti col microfono, come da copione, hanno recitato la parte degli strenui difensori della democrazia, costantemente avversi al fascismo. Decisamente più interessante il ragionamento di una studentessa, che ha voluto sottolineare come «questi dei collettivi, col megafono in mano, non devono e non possono rappresentare tutta la Rossellini. Io sono molto felice di aver assistito a questa lezione, dalla quale ho appreso nozioni che non conoscevo affatto». Evidente soddisfazione è stata espressa anche dal senatore Roberto Menia: «È stata davvero una bella mattinata. Che mi spinge ad andare avanti su questa strada. Ho parlato della storia della mia famiglia, ma anche delle profonde radici dell'italianità sull'Adriatico orientale. Con l'incontro di oggi abbiamo ribadito anche ciò che dovrebbe essere scontato, ma che, evidentemente, scontato non lo è. Ovvero che nessuno può arrogarsi il diritto di decidere chi può parlare e chi deve stare zitto, in particolar modo all'interno di una scuola». I collettivi, che ieri avevano diffuso sui social una delirante immagine dei Menia a testa in giù, hanno pubblicato nel pomeriggio un post su Instagram. «Abbiamo fatto in modo che il revisionismo storico portato avanti dai fascisti non fosse indisturbato, facendo sentire la voce degli studenti antifascisti che uniti hanno mostrato che questo governo guerrafondaio non passerà indisturbato nelle nostre scuole e nei nostri quartieri».
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