s
"Nacché giudici, siamo come il Pd". È rivolta nella chat dell'Anm
Oggi 30-10-25, 07:13
«Sembra di stare in una succursale del Pd». Se lo dicono da soli, i magistrati, alla vigilia del voto decisivo sulla riforma della Giustizia. Se lo dicono mentre dalla chat alle cattedre dei tribunali parte la rivolta dentro l'Anm, rea, a detta di ormai molte toghe che rosse non vogliono apparire, di fare politica. E di farla contro il governo di Giorgia Meloni, la premier che il giudice Marco Patarnello definì «pericolosa», più che contro immaginari abusi del Parlamento o bavaglio ai giudici. Il clima è teso. Lo si capisce leggendo gli scambi di mail fra colleghi dell'Anm. Sempre più tiepidi con i vertici del sindacato e sempre più divisi fra loro. Perché stavolta la posta in gioco è troppo alta e la frattura insuperabile. Tanto che, dopo le liste di proscrizione per dividere i buoni da quei cattivi che nei mesi scorsi si sono rifiutati di obbedire ai diktat dei «democratici» su scioperi e iniziative antigovernative dell'associazione, ormai le toghe rosse hanno gettato la maschera, dando vita, con l'investimento di centinaia di migliaia di euro degli iscritti, al Comitato per il referendum contro la riforma della giustizia. Un partito politico a tutti gli effetti, animato da Magistratura Democratica e AreaDg, secondo molti magistrati. La succursale del Pd, per quelle toghe controcorrente che hanno partecipato all'assemblea generale del 25 ottobre scorso. A raccontarlo, nella mailing list, i due rappresentanti di ArticoloCentoUno nel Comitato Direttivo Centrale, Natalia Ceccarelli e Andrea Reale, i quali narrano «il battesimo del salvifico Comitato a difesa della Costituzione», un soggetto «politico» che «affiancherà» l'Anm nazionale per l'epica battaglia contro la riforma c.d. Nordio. In sala campeggiava una scritta: «Giusto dire no», sotto a quella «Referendum Giustizia» (per inciso, ancora da indire), si legge. «Con tale slogan si è presa posizione a nome di tutta l'Anm, in una singolare osmosi tra Comitato e Associazione, a dispetto del fatto che qualcuno ha detto No al Comitato, No a qualsivoglia operazione di schieramento politico sul voto referendario, No al pensiero unico», sottolineano. Ceccarelli e Reale accusano poi la Giunta Esecutiva Centrale del sindacato di aver posto in essere una frattura con le tradizioni del passato, visto che l'assemblea generale dell'Anm è «l'organo supremo deliberante» che «mette in contatto i rappresentanti eletti negli organi deliberativi permanenti» e che «dovrebbe servire ad effettuare un'azione di controllo dei "vertici". Invece "la Gec scandisce ormai dall'alto tempi, modi e contenuti della discussione, decidendo gli interventi "esterni", le fasce orarie di partecipazione, la durata e i nomi da invitare. Si è avuta, a tratti, l'impressione di essere capitati per errore al congresso del PD!», assicura ArticoloCentoUno. Una succursale dem dalla quale, dopo la bocciatura di tutte le altre mozioni non anti-governative, è venuto fuori un documento che «prende chiara posizione contro il sorteggio, vero nemico "interno" della correntocrazia al comando», puntualizzano le toghe brune. In una mail infuocata che lascia i colleghi senza parole. L'unico a intervenire è il big di Magistratura democratica, Emilio Sirianni che, dileggiando i colleghi, conferma il vero volto del Comitato: «Scopro, con genuino stupore, che è possibile fare campagna per un referendum su una proposta di riforma costituzionale senza collocarsi in uno "schieramento politico". Io credevo che in un referendum non ci si potesse che collocare in uno schieramento (uno dei due ineludibili schieramenti) e che non si potesse trattare che di schieramenti "politici". Poiché dubito che possa trattarsi di schieramenti culturali, sportivi o religiosi, mi resta il dubbio su che tipo di schieramenti siano».
CONTINUA A LEGGERE
4
0
0
Guarda anche
Il Manifesto
Le toghe battezzano il comitato referendario
La Verità
