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Governo fascio, Bibi Hitler. Il delirio delle toghe rosse. Dopo lo scoop l'attacco a Il Tempo
Ieri 30-07-25, 07:47
Dall'imbarazzo per le spese pazze dell'Anm ai deliri su Gaza, passando per le offese al governo e al dileggio de Il Tempo. Le toghe rosse non hanno gradito che il nostro quotidiano abbia rivelato l'allegra gestione dei fondi del sindacato, con lo sperpero di 590mila euro, nell'era dell'ex presidente Giuseppe Santalucia, contestato dalle toghe brune ai colleghi di sinistra. E nella mailing list dell'Anm, anziché rispondere nel merito alla richiesta di chiarimenti su quei buchi nel bilancio avanzate dai rappresentanti di Articolo101 nel Comitato direttivo, scatenano la loro ira, a colpi di ideologia spicciola, verso l'Esecutivo di Giorgia Meloni, che sta portando a compimento la riforma della giustizia tanto avversata dalle correnti rosse, recalcitranti all'idea di perdere lo strapotere esercitato da decenni attraverso le nomine. La "supercazzola" più degna di nota, per evitare di entrare nel merito di quel fiume di denaro usato per fare politica antigovernativa, è quella di Emilio Sirianni di Magistratura Democratica, il giudice che aiutò l'eurodeputatato di Avs Mimmo Lucano sotto inchiesta per le irregolarità nella gestione dei migranti del modello Riace. Nella mailing list dell'Anm, quella in cui il big di Md Marco Patarnello definì la Meloni più pericolosa di Silvio Berlusconi, è Sirianni ad accendere la miccia dello scontro sul bilancio. Anziché entrare nel merito delle spese, la toga rossa si lancia in un preambolo sul conflitto israelo-palestinese, mondato chiaramente dall'eccidio di Hamas del 7 ottobre. «La Soluzione Finale che sfuggì ad Hitler, oramai paradossalmente traslata di parallelo e artefice, è alle porte e qui ci si azzanna per le eccessive spese di un'associazione di magistrati. Un'associazione che dispone di due milioni di euro, ma di alcune centinaia di migliaia avrebbe fatto uso dissennato. Chi ha voglia di farlo potrebbe ricordare quale è il contesto politico ed istituzionale in cui quell'associazione si sta muovendo, quali gli scopi, arcinoti, che intende perseguire, io sinceramente no. Io no, ora basta», si indigna Sirianni, paragonando, di fatto, l'olocausto nazista agli effetti della guerra di Netanhahu contro i tagliagole islamisti. Ed è qui che attacca anche il nostro giornale: «Oggi il Tempo, quotidiano di note tradizioni democratiche e progressiste, sguazza in questo cupio dissolvi ed altri con lui. Chi può se ne bei. Io, se permettete, no». Una lunga mail, che bacchetta i magistrati che non si occupano più dei diritti. Ma non di quelli degli italiani, che avrebbero diritto a una magistratura tesa a garantire la giustizia per tutti anziché farsi braccio armato della sinistra perdente alle urne, bensì dei bimbi di Gaza o delle vittime ucraine. A rispondere al «racconto favolistico» di Sirianni il giudice Felice Lima, che definisce la toga rossa un «Che Guevara» che dall'ufficio «con l'aria condizionata in cambio di un lautissimo stipendio», e non «sulle barricate in Palestina», intima ai colleghi «di vergognarci perché osiamo discutere del bilancio dell'Anm mentre c'è un genocidio a Gaza». Lima aggiunge sarcastico che «magari Sirianni potrebbe biasimare pure Santalucia che si preoccupa delle critiche che riceve mentre a Gaza c'è un genocidio», facendo riferimento alle querele annunciate dall'ex capo nei confronti di chi ha chiesto lumi sulla «situazione di spregiudicata gestione delle risorse economiche disponibili dell'Associazione, quasi del tutto azzerate dal trionfale evento congressuale svoltosi a Palermo nel dicembre 2024», come recita il documento «mala gestio» presentato dalle toghe brune. «Sicché criticare il bilancio dell'Anm significa nei fatti essere complici del genocidio!», continua Lima nel suo assalto a Sirianni. Per poi passare a bacchettare l'altra collega di Md, Rachele Monfredi, che aveva bollato la frase «a Palermo se so magnati tutto» non come una critica legittima, ma come un'affermazione falsa. «Insiste a sostenere», scrive il giudice nella mail, «che per lei "l'offesa è sia peccato che reato". Sicché dire - a mero titolo di esempio - che Nordio è il peggiore ministro della giustizia mai visto e che la politica dell'attuale governo in materia di migrazione è fascista, secondo la dottoressa Monfredi è sia reato che peccato, dato che si tratta certamente di affermazioni più che idonee a "offendere"».
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