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Nella primavera di Bergoglio, tutti alla corte di Jovanotti
Oggi 05-05-25, 08:21
Se la storia non si piega ma si graffia, in quella romana c'è ora traccia di Jovanotti, il cantautore che conosce gli antichi ingranaggi della vita e che guida, tra ballate e sequenze disco, l'irreversibile e futuristica rivoluzione della gentilezza e del coraggio. Camaleontico e fedele alla sua pelle, sognatore e tutto terreno, potente e dinoccolato, Lorenzo Cherubini è arrivato nella Capitale in punta di piedi (o di scarpetta) nel momento di massima vulnerabilità, nel giorno in cui la città ha sospirato per la perdita di Papa Francesco e la Chiesa ha fatto nuovamente i conti con il vuoto di potere. Chiunque sarebbe scivolato, avrebbe fatto un silenzioso passo indietro o planato sull'onda dell'occasione rischiando in ogni caso di essere additato, di peccare di tracotanza. Lui, il ragazzo fortunato cresciuto all'ombra del colonnato di San Pietro, no: in quella parentesi di disorientamento, in quelle crepe lasciate dal Pontefice vicino al sudore dei popoli, piuttosto, ci si è infilato e ne ha fatto, come canta di fronte a folle galvanizzate, un mondo a parte. E proprio su quel terreno, segnato dalla mancanza di «un sudamericano pazzo della poesia» ma già calpestato da porporati e animato da trame e intrighi, Jovanotti ha innestato il suo show e chiamato a raccolta la gente, gli amici. Per otto sere di seguito, per otto date tutte rigorosamente sold out, i corridoi del Palazzo dello Sport (dove l'ex deejay tornerà dal 24 al 28 maggio) sono stati il contenitore di un viavai di vip che hanno scelto di esserci, di assistere spiazzati a quel fenomeno chiamato «PalaJova». Giuliano Sangiorgi, Vittoria Puccini, Daniele De Rossi, Valeria Golino, Ilary Blasi, Umberto Tozzi, Francesca Fagnani, Edoardo Leo, Alba Rohrwacher, Bebe Vio, Nino D'Angelo, Valeria Solario, Piotta, Caterina Balivo, Carl Brave, Paola Perego, Roberto Gualtieri, Laura Mattarella: sono questi alcuni dei personaggi che, attratti dalla forza di Jova, lo hanno omaggiato ancheggiando nel palazzetto e salutandolo nei camerini. Lo cristallizza la galleria delle foto scattate prima dei concerti e pubblicate dal cantautore sui social in maniera quasi simultanea ai click delle macchinette. Un discorso a parte, in questa marea umana di vip, va fatta per chi ha avuto uno spazietto d'eccezione, fuori dal palco o al centro della scena. Partendo da quel Gabriele Muccino che, dietro alla telecamera, ha commentato il dopo concerto di fronte a un Jovanotti in accappatoio e intento a sorseggiare un succo di rapa rossa. «Ho gli occhi pieni di tutto, tanta roba», ha esclamato il regista nel video che ha fatto impazzire la rete. Fiorello, lo showman di razza, si è invece appropriato per qualche minuto dell'attenzione dei presenti per sublimare scherzando un'amicizia preziosa, che dura da quarant'anni. «Fossi in te, farei un incidente all'anno», ha ironizzato il mattatore, alludendo alla rovinosa caduta che ha costretto il cantante a uno stop forzato e che lo ha restituito al pubblico più in forma di prima. Un riconoscimento, questo, che Jovanotti ha voluto restituire all'amico con poche e pesate parole: «Fiorello va scritto in maiuscolo! Era da un anno che non ci abbracciavamo. Spero che torni presto a farci divertire con una delle sue idee fantastiche», ha digitato a caldo pensando alla sua assenza in televisione dopo il successo stratosferico di «Viva Rai2!». Renato Zero e Carlo Verdone, poi, «come Pietro e Paolo», sono stati testimoni silenziosi di un'arte che a Roma trova terreno fertile e rapisce. «Carlo, stasera "lo famo strano"», ha urlato Jova mentre il pubblico, in visibilio, puntava gli occhi sul fuoriclasse della comicità citando la celeberrima battuta del film «Viaggi di nozze». «Vai anche tu al Conclave, fatti eleggere Papa», ha invece suggerito al re dei sorcini, improvvisando il ritornello de «I migliori anni della nostra vita» e facendo così il pieno di applausi. In quell'«eterna primavera» che Papa Bergoglio auspicava in vita e Jovanotti ha celebrato con un potente cocktail di note e frasi, nella Capitale qualcuno ha gridato al miracolo in musica. E agli immortali che il famoso pezzo risveglia, resta il ricordo dei «giorni impazziti di polvere di gloria».
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